È IL FILM che ha spopolato nelle sale cinematografiche di Capodanno: «Quo vado?» di Zalone è stato servito in tutte le salse, anche in chiave sociologica. Gli esperti, così, hanno posto il grande quesito di questo avvio del 2016: Checco è il nuovo Sordi? Lascio agli altri l’ardua sentenza che, a mio parere, risulta un po’ blasfema nei confronti del mitico Albertone, il romano che voleva fare l’americano al grido di «Macaroni, mo’ te magno!».

IL FILM mi ha, però, fatto riflettere su quanti siano gli italiani che, in questo momento, si interrogano sul loro nebuloso futuro. Ci sono, in prima linea, i vertici delle banche pericolanti e gli ex salotti buoni della Banca d’Italia che avrebbero difettato nei compiti di vigilanza: se, un tempo, non si poteva parlare male dell’istituto centrale e dei carabinieri, oggi non è più così per quanto riguarda Via Nazionale. Ci sono, poi, gli allenatori di calcio pericolanti che, dopo quanto è successo a Benitez al Real Madrid, sentono scricchiolare sempre più le loro panchine.

MI SONO, poi, venuti in mente quei dirigenti di mamma Rai messi sotto accusa dopo gli scivoloni di Matera e alcuni sindaci uscenti, come Pisapia a Milano, che non si ripresentano ma di cui ignoriamo le scelte future. E che dire di Ezio Mauro che sta per lasciare la direzione del suo giornale?  In fin dei conti, è l’Italia intera, tra l’Europa che ci snobba e la Borsa cinese che ci frega, a chiedersi con trepidazione: «Quo vado?». Checco, se ce l’hai, dacci la risposta.
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