Il politologo fiorentino Giovanni Sartori – che è un professore molto arguto come ho avuto modo di sperimentare da un’amica comune a Bologna -, ne ha inventata una delle sue: dopo aver chiamato “Mattarellum” e “Porcellum” le vecchie leggi elettorali, ha ieri ribattezzato “Bastardellum” il nuovo progetto di riforma che, in questi giorni, è al centro dell’attenzione generale. Sarà perché “Italicum” gli ricorda il nome di un treno, peraltro non molto fortunato vista la strage ferroviaria dell’Italicus, sarà perché il progetto in discussione è frutto dell’accordo incestuoso tra Matteo Renzi e Silvio Barlusconi, ecco ribattezzata la nuova legge elettorale in modo azzeccato. Un“Bastardellum” in tutti i sensi, considerando che la bozza allo studio, dopo il primo via libera della Commissione Affari Costituzionali della Camera, è una specie di ibrido pronto a prendere in prestito un po’ qua e un po’ là. Il termine usato da Sartori non è proprio male anche se chiamare “Bastardellum” il frutto di un lunghissimo travaglio, appare un po’ offensivo per il pargolo che sta per nascere e anche per i presunti genitori. E, allora, avanzo io una proposta di riserva: siccome lo schema in discussione recepisce alcuni punti del “Mattarellum” e tenendo conto che, nel bene e nel male, l’ipotesi di lavoro del segretario del Pd con il “placet” del Cavaliere, è frutto della squadra del sindaco di Firenze perché non chiamiamo “Matterenzellum” la nuova legge elettorale? Sperando che porti un po’ di fortuna anche all’Italia.

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