DOBBIAMO COSPARGERCI il capo di cenere e chiedere pubblicamente scusa a quella specie di colonnello prussiano che risponde al nome di Angela Merkel. In tutti questi mesi, quando era possibile, abbiamo gettato un po’ di fango sulla cancelliera di ferro e sui tedeschi perché, per riaffermare la Germania über alles, hanno messo in un angolo l’Europa, l’euro e i Paesi deboli del Vecchio Continente, a cominciare dalla Grecia e dall’Italia. È vero, a Berlino e dintorni sono un po’ troppo egoisti e, se vogliamo, anche leggermente rigidi, ma dobbiamo riconoscere che, qualche volta, i panzer hanno una marcia in più. Prendiamo il caso dell’Expo. In questo caso, i tedeschi si sono dimostrati “sturm und drang” rispetto agli altri Paesi partecipanti, compresi i padroni di casa che poi siamo noi. Da domani, infatti, un primo team inizierà a lavorare negli uffici del padiglione tedesco coordinando tutte le attività direttamente dal sito di Rho-Pero. E questo mentre per il nostro Paese si profila l’ipotesi di ritardi per il possibile commissariamento dell’appalto di Palazzo Italia. Eventualità al vaglio di Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, visto che il cantiere è finito nell’inchiesta giudiziaria in corso a Firenze. La Germania è, così, la maglia rosa dell’Esposizione (insieme all’Irlanda che ha, ieri, festeggiato il completamento dei suoi spazi), anche se il grande padiglione, 4900 metri quadri di superficie, per un investimento complessivo del governo federale di 48 milioni di euro, necessita ancora di qualche rifinitura. Insomma, questa Merkel sarà anche senza sfumature e magari troppo fredda, ma quando si muove, si muove e i suoi uomini li sa fare marciare compatti e spediti verso la meta. Di più: coperti ed allineati.

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