L’ESCALATION della tensione in Siria non conosce tregua neppure a Natale. Dopo le ultime prese di posizione contro la Turchia del presidente russo Putin, il primo ministro di Ankara, Ahmet Davutoglu, ha usato la mano pesante. Alludendo ai trascorsi di Vladimir, ha detto: “Il Kgb è morto da tempo”.Ma siamo poi così sicuri che i servizi segreti moscoviti siano davvero finiti? Possiamo, poi, pensare tutto il male possibile di Putin e del Kgb ma, fino a prova contraria,mai come in questo periodo l’inquilino del Cremlino è stato così popolare agli occhi del mondo. Non è un caso che alla sua conferenza stampa, pochi giorni fa, siano stati accreditati centinaia di inviati da tutto l’Occidente: Obama non se li sogna neppure tanti giornalisti alle sue “pressconference”. Anche se può stare decisamente antipatico (vallo a dire a Berlusconi…), è innegabile che Putin sia oggi più che mai un vero zar.

Sul personaggio escono libri su libri e l’ultimo, di Gennaro Sangiuliano – Putin Vita di uno zar -, verrà presentato proprio oggi a Milano. Il motivo è semplice: mentre gli altri “grandi” si rimpallano scelte e responsabilità, lui, e solo lui, si è offerto di fare il “lavoro sporco” in Siria contro l’Isis. Un chiaro passo avanti da apprezzare, soprattutto dopo gli attentati di Parigi. Possiamo anche essere sospettosi sul “background” politico dell’ex uomo del Kgb (quei servizi segreti che, comunque, hanno svolto un ruolo importante nella sala dei bottoni del Paese),mamolti opinionisti non tengono affatto conto del contesto storico in cui è cresciuta la Russia, una nazione passata dall’autoritarismo zarista a quello bolscevico, che ha procurato milioni di vittime nel nome del comunismo. Il grande merito del presidente, al di là delle tante critiche, è quello di essere stato capace di riplasmare una identità a quell’immenso Paese che va dal Mar Baltico alla Siberia. Tanto di colbacco.

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