QUANDO alla fine dell’anno scorso, Giuliano Pisapia partecipò ad un forum organizzato dal ‘Giorno’, chiesi al sindaco di Milano se si sarebbe ricandidato nel 2016. Ci pensò su un attimo e poi disse che mi avrebbe dato una risposta definitiva nella successiva primavera. Detto e fatto: ieri, secondo giorno di primavera, il primo cittadino della Madonnina ha annunciato: no grazie, non mi ripresento.

LA SUA DECISIONE mi ha francamente sorpreso perché, anche in quella specie d’interrogatorio a cui si era sottoposto in redazione, Pisapia sembrava tutto proiettato verso il futuro: Milano capitale globale grazie all’Expo, i venti milioni di turisti in arrivo, la ripresa economica che si sarebbe consolidata all’indomani della grande “kermesse”. Mi chiedo, a questo punto, quale sia il motivo che abbia indotto il sindaco a cambiare idea nello spazio di un inverno. È vero, ci sono stati contrattempi ed intoppi, qualche passo falso, ma non vedo, sinceramente, una ragione oggettiva per costringere il sindaco ad issare bandiera bianca. A meno che il motivonon sia squisitamente politico e riconducibile all’effervescenza nella sinistra, divisa tra renziani e duri e puri di sinistra, che, conti alla mano, non ha certo ingrossato le file dei sostenitori di Pisapia, anzi. Di fronte ad una prevedibile sconfitta interna, meglio, dunque, ritirarsi e Pisapia si è messo da parte con una decisione che gli fa, comunque, onore e conferma il giudizio che, di lui, mi sono fatto, in questi anni, al di là di certe polemiche giornalistiche e di critiche motivate: errori o non errori, si è dimostrato un signore e non solo nella gestione della cosa pubblica. Ma quali sono stati gli aspetti più negativi della sua avventura da sindaco? Secondo me ha dato spesso l’impressione di non percepire a sufficienza il livello di insoddisfazione dei milanesi sul fronte della sicurezza. Criminalità, presidio dei quartieri, occupazioni abusive di tanti appartamenti: a differenza dei suoi predecessori, l’attuale primo cittadino ha spesso latitato. Nonostante l’entusiasmo con cui, negli ultimi tempi, ha parlato di Expo, Pisapia, a differenza del presidente della Regione Maroni, si è dimostrato molto più cauto nell’affrontare i tanti problemi sul tappeto. Insomma, la sua amministrazione, in certi casi, è apparsa un po’ snob: pronta a difendere, anche giustamente, certi diritti (è il caso della polemica sui matrimoni gay) ma meno vicina ai problemi reali dei cittadini, a cominciare dai difficili rapporti con molti extra-comunitari. Per altri versi, il sindaco ha fatto, davvero, cose egregie e, considerando gli anni attraversati (la Milano da piangere anziché da bere) non è stato poco: è riuscito ad orientare la macchina comunale verso una maggiore sobrietà con meno comparsate, meno fotografie, meno promesse solenni e dichiarazioni roboanti ridotte al contagocce. Nel 2016, Pisapia consegnerà, poi, ai milanesi una città certamente migliore sul fronte del traffico, dal car sharing al bike sharing, alla linea metropolitana lilla e alla blu da costruire. Con i mezzi limitati che ha avuto, ha anche cercato di contenere l’impatto della disoccupazione, soprattutto giovanile, che non ha risparmiato neppure la capitale morale d’Italia. Ma su un punto, il sindaco merita un bel voto: la coerenza. Credetemi, è davvero una grande dote in un mondo politico dove l’incoerenza regna sovrana. Per questo, merita l’onore delle armi.

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