LAMBRATE, 23 febbraio: in un regolamento di conti viene ucciso un pregiudicato; Milano, 24 febbraio: rissa in strada per una precedenza non rispettata, un tassista è colpito a morte da un pedone che gli scaglia contro una confezione di bottiglie d’acqua minerale; Monza, 24 febbraio: un uomo disperato si dà fuoco in strada; Milano, 25 febbraio: un marito non vuole che la moglie malata finisca in ospizio, la uccide e poi s’ammazza; Busnago, 28 febbraio: assalto ad un portavalori che viene ferito ad un ginocchio; Mozzate, 1° marzo: ex fidanzato ammazza una ragazza in stazione; Milano, 4 marzo: madre e figlio sono sgozzati in casa dall’amico ubriaco; Cesano Maderno, 7 marzo: donna accoltella a morte il marito durante una lite; Vigevano, 8 marzo, festa della donna: anziano barista uccide la giovane moglie nell’esercizio gestito dalla coppia. Ecco, in pillole, l’incredibile escalation di delitti e fatti di sangue che hanno colpito la Lombardia nelle ultime settimane, senza considerare gli altri episodi di cronaca nera, a cominciare dai clamorosi sviluppi del fenomeno ’ndrangheta al Nord.

STORIE di ordinaria follia che, spesso, avvengono durante i week-end quando la depressione, l’emarginazione e il senso di abbandono aumentano in modo proporzionale alla crisi economica che incalza e finisce per annullare tutti i deterrenti in mano ad una società considerata civile. Certo, questi fenomeni di violenza non sono nuovi per la metropoli lombarda: mi viene in mente, in proposito, un romanzo di Giorgio Scerbanenco, “I milanesi ammazzano al sabato”. Ma è certo, comunque, che la violenza di questi giorni non ha davvero precedenti nell’hinterland. Non bisogna essere grandi psicologi per comprendere che il senso di rifiuto, soprattutto tra le mura domestiche, per uomini o donne che magari hanno perso il posto di lavoro e si sentono irrimediabilmente messi da parte dal resto della comunità, genera episodi di cieca follia che prendono di mira tutti, bambini compresi. Potrebbe sembrare singolare il fatto che proprio la ricca Lombardia sia al centro di episodi di simile efferatezza, ma, a ben pensarci, proprio perché la regione è ancora ritenuta un’oasi di benessere, finisce per diventare un polo di attrazione per molti emarginati che arrivano dal resto d’Italia e non solo. Se, negli ultimi giorni, lo stillicidio di fatti agghiaccianti ha raggiunto livelli così vertiginosi, il problema della sicurezza è gravissimo già da un anno: non è un caso che, l’estate scorsa, “Il Giorno” abbia chiamato a raccolta i propri lettori per condurre insieme una battaglia contro la criminalità a Milano e nelle altre città lombarde. Il ministero dell’Interno, già allora guidato da Angelino Alfano, rispose al nostro appello inviando solo poche decine di poliziotti in più sotto la Madoninna. Quasi una presa in giro.

ANCHE GLI ULTIMI episodi dimostrano che è stato fatto ben poco. Non solo: come ha confermato il forum dell’altro giorno indetto dal nostro quotidiano, proprio l’emergenza sicurezza è diventata il principale punto interrogativo che pesa sull’Expo del 2015. Mancano, ormai, poco più di 400 giorni all’avvio della grande kermesse: se non affrontiamo di petto la questione, con questi chiari di luna, senza interventi adeguati, ci scorderemo i 20 milioni di presenze straniere oggi troppo trionfalmente previste. Se sarà un flop, sappiamo già a chi addebitarlo.
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