L’Olocausto dimenticato

SIAMO SEMPRE pronti a dimenticare e, tranne qualche eccezione, stava succedendo, almeno fino a ieri, anche con il genocidio armeno. Eppure, proprio nell’aprile di cent’anni fa avvenne l’Olocausto nell’Impero Ottomano. Sarebbe l’occasione giusta per far riemergere dall’oblio quel terribile massacro: tra l’altro, proprio in questi giorni è stato a Roma il presidente della Repubblica caucasica, […]

SIAMO SEMPRE pronti a dimenticare e, tranne qualche eccezione, stava succedendo, almeno fino a ieri, anche con il genocidio armeno. Eppure, proprio nell’aprile di cent’anni fa avvenne l’Olocausto nell’Impero Ottomano. Sarebbe l’occasione giusta per far riemergere dall’oblio quel terribile massacro: tra l’altro, proprio in questi giorni è stato a Roma il presidente della Repubblica caucasica, Serzh Sargsyan, ospite dell’ambasciatore Sargis Ghazaryan. E bene ha fatto Papa Francesco – provocando l’incomprensibile reazione dei turchi che hanno richiamato l’ambasciatore in Vaticano – a ricordare come proprio quello armeno sia stato il primo genocidio del XX secolo seguito dalla Shoah degli ebrei. Sì, non dobbiamo cancellare dalla memoria quella strage anche perché, come conseguenza del genocidio, ci sono in Italia folte comunità armene a Milano e Ravenna, per non parlare della scuola e dei religiosi di Venezia e di via San Gregorio degli Armeni a Napoli. Le manifestazioni finora programmate per commemorare la strage (ne ricordo due, in particolare: il meeting rotariano di Bologna e la tornata dell’Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone) sembrano, in effetti, meno del previsto. Sono, così, costretto ad autocitarmi riprendendo un passo dell’intervista che il presidente Sargsyan mi aveva concesso: «Il genocidio armeno resta una strage dimenticata….Un secolo fa è stato compiuto il massacro di un milione e mezzo di armeni: in Europa e nel mondo quanti ne sanno davvero qualcosa? Nel 1939, Hitler rispose così ai suoi gerarchi che cercavano timidamente di obiettargli che lo sterminio degli ebrei non avrebbe certamente favorito la reputazione della Germania nazista nel mondo: “Ma oggi chi si ricorda più dell’eccidio degli armeni?”. Quel silenzio sul nostro Olocausto è diventato assordante per l’intera umanità». Non dobbiamo più fare finta di nulla, come ricorda il titolo del libro, “Sotto un cielo indifferente”, scritto dall’armeno Vasken Berberian che ha vinto l’ultimo “Acqui Storia”. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net