POCHE SETTIMANE FA avevo scritto sul vero paradiso degli italiani: il Canton Ticino. In tempi di crisi, infatti, l’”énclave” della Confederazione elvetica sembrava diventata la meta ideale per tanti risparmiatori e lavoratori delle nostri parti. Ma oggi il discorso cambia perché le banche svizzere non sono più tanto entusiaste dei clienti stranieri nascosti dall’anonimato.

E COSÌ, dopo l’accordo con Vienna e Londra, tocca ora agli italiani: nel 2014 potrebbero rientrare cinque miliardi di euro, con nuove entrate fiscali per circa 300 milioni l’anno. Ma potrà essere una buona soluzione anche per gli ex-clandestini (dei caveaux) che pagheranno sanzioni attorno al 12% sull’ammontare dei tesoretti riemersi alla luce del sole.

Tutti felici e contenti? Non direi proprio perché, come succede sempre con i condoni e le sanatorie, gli “espatriati” potranno, appunto, cavarsela a buon mercato, mentre a rimetterci saranno i soliti contribuenti onesti che hanno pagato le tasse fino all’ultimo centesimo e non cercato facili (una volta) scappatoie nei paradisi fiscali. Non solo: i pentiti una volta anonimi, dovrebbero, però, fornire i nomi dei consulenti che li hanno aiutati a nascondere i soldi in qualche ospitale banca dei vicini cantoni. Torniamo, così, alla pratica della delazione che, anche se fatta a fin di bene, resta una prassi non eticamente corretta. I professionisti delle scatole cinesi non meritano certo la nostra solidarietà, ma, per carità, cerchiamo, quando è possibile, di evitare le spiate fiscali. A distanza di trent’anni dal “1984” di Orwell, non abbiamo bisogno di una riedizione dell’occhio spione.
[email protected]