«HO SEMPRE pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori solitamente chiusi». Ho ripensato a questa frase dello scrittore inglese Charles Dickens e mi sono convinto che mai come quest’anno abbiamo bisogno di un 25 dicembre con tanti “Merry Christmas”, un’infinità di canzoni natalizie e processioni di pastorelli davanti alla capanna. Ci vorrebbe anche la neve, che, per adesso, però, ha preferito non bussare alle nostre porte.  Parole retoriche? Può darsi, ma la più grande festa cristiana assume nel 2015 un significato davvero particolare.  C’è, innanzitutto, la coincidenza con il Giubileo fortemente voluto da Papa Francesco  per ridare nuova spiritualità al mondo intero, ma soprattutto all’Occidente assediato dalle falangi islamiche dei kamikaze.

LA RISCOPERTA della Fede può essere la miglior risposta a coloro che, per un’altra Fede, sono disposti anche ad uccidere nel nome di Maometto. Ma questo Natale è molto importante perché può servire a ridare la serenità perduta alla nostra Italia. Siamo il Paese del tutti contro tutti. Basta assistere ad alcuni “talk show” televisivi per rendersi conto di come il clima politico sia sempre più esasperato. Non è soltanto un problema di partiti e di schieramenti: anche sul fronte economico stiamo assistendo ad una escalation di polemiche che rischiano di annullare completamente i segnali di ripresa che si stavano avvertendo negli ultimi mesi e che hanno, comunque, consentito al Pil di tornare in terreno positivo.

A RALLENTARE l’economia c’è stata, dapprima, la paura dopo il venerdì di terrore di Parigi, poi si sono aggiunte le drammatiche incertezze in seguito all’allarme rosso su alcuni istituti di credito con ripercussioni gravi per tanti risparmiatori. Chi ha chiesto le dimissioni del governatore di Bankitalia, Visco, chi se l’è presa con la Consob o con l’Europa, fatto sta che  un terremoto ha colpito il mondo bancario in un momento molto delicato proprio con i primi segnali d’inversione di tendenza della congiuntura e con un buon recupero dei consumi.

MA DOBBIAMO reagire: se il 2015 è stato l’anno che, almeno fino all’estate, anticipava il cambio di marcia, nel 2016 occorre andare oltre. Molti si chiedono: il sorpasso sarà possibile con tutti i problemi che stanno venendo a galla? La risposta dipenderà molto da come sarà la tregua natalizia: se si consoliderà, potrà servire a spegnere alcuni incendi e a dare nuove prospettive al Belpaese. Siamo a metà del guado: solo se tutti, senza tante divisioni interne, ci rimboccheremo le maniche per dare un bel brodino con il cappone alla ripresa, potremo sperare in un 2016 finalmente di vera crescita dopo sette anni di recessione. Speriamo nello stellone italico di Natale: buone Feste a tutti.

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