MI CHIEDE un lettore se i rapporti tra Occidente e mondo musulmano, nel corso dell’ultimo secolo, siano sempre stati così disastrosi come oggi. In linea generale credo di no. Basti pensare alla simpatia che Mussolini – che pure riavvicinò l’Italia al Vaticano con la firma dei Patti Lateranensi del 1929 – ha nutrito nei confronti di Maometto, come può confermare la foto del duce a cavallo mentre brandisce la spada dell’Islam. Secondo Franco Cardini, l’interesse di Benito potrebbe avere «le sue più lontane ed autentiche radici nelle celebri pagine di elogio dell’Islam vergate da Nietzsche».
Più banalmente, ho invece idea che, anche in questo caso, abbia influito in modo positivo il suo immancabile (parlando del duce) “cerchez la femme”. Scrive, infatti, Roberto Gervaso che il fondatore dell’Impero ebbe un debole per una scrittrice toscana, Leda Rafanelli, che si convertì alla religione musulmana durante un soggiorno ad Alessandria d’Egitto. Sarebbe stato, da parte di Mussolini, un amore non corrisposto che però lasciò il segno sul fronte della cultura islamica.
E, tanto per cambiare, fu un’altra donna che contribuì ad indottrinare ancor più l’uomo di Predappio. Si trattava di Haleluia el-Morgani, detta la “sceriffa di Massaua”, discendente di un imam e maestra di una confraternita dell’Islam che si sperticherà in grandi lodi di Mussolini tipo. La “sceriffa” aveva colpito e Benito non si tirò indietro: fece, tra l’altro, diventare Bari la punta di diamante verso il mondo musulmano: se nel 1930 venne inaugurata la prima edizione della Fiera del Levante, quattro anni dopo Radio Bari cominciò a trasmettere in lingua araba. Nel nome dell’Islam.
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