PER UN CERTO PERIODO, l’Europa ci aveva lasciato in pace. È stata una breve parentesi felice: liberi dalla camicia di forza di Bruxelles, davanti a noi intravedevamo qualche verde prateria e, forse per la prima volta dal varo dell’euro, respiravamo aria più pura. Poi, improvvisamente, da lunedì scorso, di nuovo il cappio al collo della Ue che, giorno dopo giorno, ha ripreso a martellarci: debito pubblico fuori controllo, necessità di stringere la cinghia, basta con le spese statali. Il governo Letta, che da luglio aveva preso un po’ di coraggio sul fronte economico, si è subito bloccato come il bambino scoperto a rubare la marmellata. Dietrofront su tutta la linea: assolutamente nein. Sterilizzare l’aumento dell’Iva? Non si può fare, perché manca il miliardo per coprire il mancato prelievo aggiuntivo. Abolire l’Imu su tutte le prime case? Non si può fare, perché i proprietari delle abitazioni di lusso debbono espiare.

INSOMMA, davanti a noi solo mura invalicabili e sguardi di profonda disapprovazione. Ce li meritiamo, certo, ma perché, proprio adesso, questa giravolta improvvisa della Ue: non è che gli occhiuti funzionari comunitari – così come i vertici della Bce, a cominciare da Draghi -, avessero allentato l’attenzione sull’Italia, tutti presi dalle vacanze estive?
Penso che la spiegazione sia molto più sofisticata: personalmente, mi sono fatto un’idea che cercherò di esporvi. Dunque, la distrazione dei vertici europei, quelli che contano davvero, ha coinciso, in giugno, con i primi cenni di ripresa avvertiti anche nel Vecchio Continente e con la necessità di dare segnali di riscossa ai tedeschi che si stavano avvicinando alla scadenza elettorale di oggi: una specie di licenza d’uccidere di tre mesi, come il “Giorno” aveva registrato in un editoriale d’inizio estate. La cancelliera di ferro voleva dimostrare che stava voltando pagina con un Paese “sturm und drang” pronto a cogliere al volo i frutti della nuova, fortunata, congiuntura. La politica espansiva di Frau Angela ha ottenuto i suoi effetti anche sul piano politico perché, già domenica scorsa, nell’antipasto del voto di oggi, è emerso come nessun candidato fosse in grado di sbarrare la strada alla donna più potente d’Europa.

A QUESTO PUNTO, raggiunto ormai l’obiettivo, da Berlino è arrivato l’ordine di stringere nuovamente i freni: basta fughe in avanti, basta con le distrazioni, il moloch del debito pubblico torna ad essere un tabù. Per la Germania e per tutta la Ue, compresi ovviamente i Paesi più discoli come l’Italia. Fantapolitica? Può darsi, ma è davvero una strana coincidenza il fatto che Bruxelles e Francoforte abbiano lanciato, in modo così vigoroso e univoco, l’allarme sui conti pubblici proprio all’indomani della certezza che i giochi politici in Germania erano, praticamente, fatti. Il sole di Angela illumina ancora la vecchia Europa, purtroppo per noi, svogliati italiani.
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