L’Enciclica ambrosiana

“SENZA RIPENSARE l’uomo, l’unico sapere e saper fare di cui l’uomo contemporaneo si sente certo è quello tecno-scientifico”. Ecco il passaggio centrale della riflessione del cardinale Angelo Scola rivolta ieri alla Milano civile prima ancora che alla Milano religiosa, nella tradizione del discorso per Sant’Ambrogio. In un’epoca di crisi (o “di travaglio”, come dice l’Arcivescovo […]

“SENZA RIPENSARE l’uomo, l’unico sapere e saper fare di cui l’uomo contemporaneo si sente certo è quello tecno-scientifico”. Ecco il passaggio centrale della riflessione del cardinale Angelo Scola rivolta ieri alla Milano civile prima ancora che alla Milano religiosa, nella tradizione del discorso per Sant’Ambrogio. In un’epoca di crisi (o “di travaglio”, come dice l’Arcivescovo della grande parrocchia meneghina, alludendo agli aspetti positivi che possono nascere), è evidente che le soluzioni finora adottate siano state solo settoriali e tecniche.

LE  VITTIME delle migrazioni, i morti di Prato, il dramma silenzioso delle famiglie sull’orlo della povertà dovrebbero, invece, farci comprendere il nesso che lega simili tragedie per cercare soluzioni condivise, utili a superare l’emergenza. L’uomo, dice il Cardinale, non può essere soltanto “oeconomicus”, misurato, cioé, sulla quantità e sul valore delle proprie necessità, perché lo stato di salute di una società non può essere classificato solo in base al PIL. È, questa, la grande sfida lanciata da Scola: o riconosciamo tutti di fare parte di una medesima realtà, con una responsabilità comune da cui partire, oppure saremo sempre più miseri e deboli.

È un’ “Enciclica ambrosiana”, quella del cardinale. “Ambrosiana” perché motivata dal desiderio di dare alla capitale meneghina quell’anima che ha smarrito. Quasi una provocazione lanciata alla metropoli, dove il fare, costruire, produrre, innovare, viene prima del pensare. Un’Enciclica rivolta all’Expo 2015 (peccato che sia stato rinviato, l’altro giorno, l’incontro in Vaticano con l’influenzato Papa Francesco) che non può essere solamente un enorme sito espositivo: ha, invece, bisogno di idee forti per realizzare l’obiettivo di “nutrire il pianeta”. In tal senso, l’arcivescovo considera decisivo “un nuovo, possibile, rinascimento” che parte dalla Lombardia e da Expo. Scola e la Chiesa di Milano, hanno fatto la propria mossa, tocca ora alle istituzioni civili e alla città intera cogliere al volo l’occasione che si presenta.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net