L’eclissi d’Italia

OSSERVANDO, venerdì, l’eclissi parziale di sole, ho pensato come quel cono d’ombra si adattasse perfettamente alla situazione attuale dell’Italia. Siamo un Paese in una diffusa oscurità, anche sentimentale, dove, tra i tanti problemi che ci assillano, veniamo pure aggrediti da un cancro, risorgente, che si chiama corruzione. Il caso di Maurizio Lupi che era sempre […]

OSSERVANDO, venerdì, l’eclissi parziale di sole, ho pensato come quel cono d’ombra si adattasse perfettamente alla situazione attuale dell’Italia. Siamo un Paese in una diffusa oscurità, anche sentimentale, dove, tra i tanti problemi che ci assillano, veniamo pure aggrediti da un cancro, risorgente, che si chiama corruzione. Il caso di Maurizio Lupi che era sempre apparso come un uomo solare e trasparente, dimostra quanto quella piaga sia sottilmente diffusa e anche, per così dire, avvolgente. Stupisce che un ministro dei Lavori pubblici, timorato di Dio, come è appunto Lupi, si perda tra ciò che è lecito e le ombre di una contiguità, comunque, pericolosa. Sicuramente l’hanno buttato in pasto ai lupi, scusate il gioco di parole, del circo mediatico-giudiziario che ogni giorno esige nuove vittime da sbranare, ma, in ogni caso, chi siede sulla poltrona più alta del ministero dei lavori pubblici deve avere una prudenza e una cautela che il nostro ha dimenticato per strada.

NEL SETTORE delle grandi opere sembra emergere, così, una sola, grande, capacità: quella di saper oliare gli ingranaggi per ottenere appalti e vantaggi a scapito degli interessi della comunità. Tanta acqua è passata sotto i ponti di Tangentopoli: scandali, processi, crocifissioni, suicidi, agguerrite campagne di stampa, ma, in effetti, sembra che sia stato tutto inutile, perché il malaffare ha continuato a dilagare. PROPRIO in questi giorni è stato pubblicato un saggio di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, scritto a quattro mani con Gianluca Di Feo,  dal titolo significativo: “Il male italiano”. Con questo libro,  il magistrato napoletano, senza voler creare illusioni e facili aspettative, sostiene che la guerra alla corruzione si può fare e vincere. In effetti, l’Autorità guidata da Cantone non è in grado di bloccare a priori le tangenti, ma ha altri poteri che, secondo il magistrato, “cominciano a dare qualche risultato”. Secondo l’autore non è una semplice coincidenza il fatto che alcuni protagonisti negativi di Tangentopoli siano gli stessi venuti alla ribalta per gli appalti pilotati dell’Expo: sono metastasi diffuse, profondamente, nelle carni del Paese che, mai debellate, succhiano energie e risorse dai gangli vitali.

EPPURE CANTONE non è pessimista, anche se, confessa,”la magistratura è per certi versi schizofrenica”, nel senso che i giudici sono duri e puri in questioni banali mentre non sembrano in grado di affrontare di petto problemi ben più gravi. Aggiunge lo  sceriffo: “Importante è che ciascuno di noi si assuma le proprie responsabilità” perché sarebbe troppo facile continuare ad addossare tutte le colpe sempre agli altri. Conclude Cantone: “Il tempo degli alibi e delle scuse è finito da un pezzo”.  Se fosse davvero così, passata l’eclissi, il sole dovrebbe tornare a splendere su tutta la penisola: ci meritiamo, finalmente, un po’ di sereno. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net