Una lettrice piuttosto arrabbiata ha telefonato in redazione dicendo che dobbiamo lasciar perdere la storia della moglie del dissidente kazako rispedita in patria: perché, invece, non torniamo a occuparci della vicenda dei due marò in mano alle autorità indiane? Per la verità, già l’altro giorno ho scritto che entrambi i casi sono molto gravi e ci fanno apparire, agli occhi del mondo, come la repubblica delle banane. Chi non si vergogna per le maldestre mosse della Farnesina e dell’ex ministro Terzi sui due nostri militari fatti rientrare in Italia e poi rispediti precipitosamente al mittente?

Ma, per certi versi, l’ultimo episodio appare più clamoroso perché dimostra in che modo ce la facciamo sotto appena gli interessi economici all’estero sono a rischio. L’ambasciatore kazako a Roma – che, nella precedente vita, ha lavorato da manager a Reggio Emilia – conosce bene la nostra psicologia e ha, così, fatto centro. Un’ultima annotazione: il titolare del Viminale, Angelino Alfano, non si rende conto di fare una figura ancora peggiore quando dice di essere stato all’oscuro del blitz per tanto tempo?