I terroristi dell’Isis minacciano l’Italia? Roma e Milano sotto tiro? Interrogativi particolarmente inquietanti che dovrebbero non farci dormire di notte. Eppure ogni questione sembra impallidire di fronte alla vera domanda che, in questi giorni, è sulla bocca di tutti: il Primo Maggio si farà o no il concerto della Scala in occasione dell’inaugurazione dell’Expo? Per la verità, la storia va avanti da mesi, con i sindacati degli orchestrali pronti ad incrociare le braccia perché, per definizione, il giorno della Festa del lavoro non si dovrebbe lavorare. La soluzione della contesa pare sempre imminente, ma questo benedetto accordo continua a slittare sine die. Ieri un signore sconosciuto mi ha fermato per strada per dirmi che ha già prenotato due biglietti per l’ingresso e per chiedermi a bruciapelo: «Ma il concerto si farà?».

A questo punto mi chiedo perché mai gli organizzatori dell’Expo, con 365 giorni a disposizione, abbiano scelto proprio il Primo Maggio per il battesimo della manifestazione. Non potevano inaugurare l’Esposizione il 30 aprile ed evitare un sacco di contestazioni? Intanto, per superare l’«impasse», fioccano le proposte. Sergio Cofferati che, dopo le dimissioni dal Pd, è tornato a indossare l’abito del sindacalista duro e puro, ha lanciato su “La7” una proposta salomonica: prima del concerto, gli orchestrali potrebbero suonare l’«Inno dei lavoratori». Insomma, un po’ crumiri e un po’ barricadieri. Il Cinese arriva a proporre di suonare «Sciùr padrùn da li béli braghi bianchi ». Peccato solo che, con questa crisi, i «braghi bianchi» non ci siano più: anche gli imprenditori sono restati in mutande.
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