CERTE VOLTE, mi strappo un pelo del baffo e mi chiedo se sto un po’ esagerando nel vedere tutto storto. Può anche darsi, ma nel caso lascio giudicare voi. Dunque, un mesetto fa salta fuori la notizia che il governo intende rilanciare una proposta sul canone che paghiamo annualmente per laRai. Era, tra le altre, una mia iniziativa che avevo portato avanti anche sul giornale, ma, tanto per cambiare, senza alcun costrutto. Avevo, semplicemente, suggerito, per ridurre l’enorme evasione del canone – con conseguente sovrapprezzo per i cittadini onesti costretti a pagare anche per i furbi -, di agganciare il canone alla bolletta della luce che viene, invece, corrisposta da quasi tutti. In tal modo, ci sarebbero stati meno evasori (si calcola che, tra famiglie e aziende, i mancati introiti toccherebbero un miliardo e 850 milioni) e in compenso, il balzello sarebbe sensibilmente diminuito. Potete immaginare, quindi, la mia soddisfazione da vecchio narcisista: avevo visto giusto. Poi la doccia fredda: il governo fa sapere che non ci sono i tempi tecnici per far partire l’aggancio tra luce e tv dal I gennaio 2015: se ne riparlerà, se davvero se ne riparlerà, nel 2016. Insomma, abbiamo scherzato. Nulla, però, a confronto di quanto è successo nel Consiglio dei ministri di sabato: è stato annunciato il varo di un emendamento governativo per bloccare l’aumento del canone nel 2015. Una grande concessione tanto che il “Corriere” l’ha pubblicata, ieri, in prima pagina. A quel punto, mi sono dato uno schiaffetto sulla guancia per l’incredulità. Ma come? Prima si fa credere agli italiani che verrà ridotta l’odiosa tassa, eliminando parte delle sacche di evasione, e, poi, ci dicono, come se fosse un grande regalo, che, nel prossimo anno, non ci sarà un ulteriore aumento. Che dire? A voi l’ardua (non tanto) sentenza.
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