L’anno del Giorno

NOI ITALIANI siamo sempre pronti a voltare subito pagina, ma tra un secolo, magari, i nostri nipoti ricorderanno il 2015 proprio come l’anno dell’Expo, una grande passerella che ha spinto la Madonnina al centro dell’interesse internazionale rivoluzionando anche lo skyline della città. Non è un caso che, da quando è cominciato il conto alla rovescia […]

NOI ITALIANI siamo sempre pronti a voltare subito pagina, ma tra un secolo, magari, i nostri nipoti ricorderanno il 2015 proprio come l’anno dell’Expo, una grande passerella che ha spinto la Madonnina al centro dell’interesse internazionale rivoluzionando anche lo skyline della città. Non è un caso che, da quando è cominciato il conto alla rovescia per la fine della kermesse, il numero dei visitatori al sito di Rho-Pero sia incredibilmente aumentato. È come se, nel corso dell’estate, ci fosse stata una sorta di passaparola che, dopo lo scetticismo iniziale, ha fatto esplodere il messaggio che l’Expo è davvero un “must”: impossibile non visitarlo. Ecco perché sarebbe un delitto mettere, il 31 ottobre, la parola “fine”: l’eredità dell’Esposizione deve, infatti, essere, trasmessa ai posteri. In che modo? Perpetuando quello spirito che ha fatto diventare Milano capitale del mondo per sei mesi. Qualcuno ha già suggerito l’ipotesi di prorogare al 31 dicembre la chiusura dei padiglioni, ma non è questo il punto: la coda avrebbe un’efficacia solo temporanea.

E ANCHE l’idea del commissario Sala di tenere sempre aperto il Padiglione Zero, pur essendo molto condivisibile, resta quasi un palliativo. Milano deve, invece, fare in modo di restare una protagonista anche molto tempo dopo che il sipario sarà definitivamente calato. Bisognerebbe quindi creare una sorta di pensatoio, un grande think-thank, dove le migliori anime della città e della regione possano confrontarsi per creare nuove occasioni d’incontro in grado di mantenere sempre alta la forza attrattiva della metropoli lombarda. Ne cito una: il prossimo Giubileo che andrà in onda a Roma, ma che potrà coinvolgere anche il resto d’Italia, a cominciare proprio dalla Lombardia.

QUALI SINERGIE si potrebbero studiare? Quali altre occasioni ci potranno essere sull’abbrivio dell’Expo? Se consideriamo, ad esempio, il 2016, non ci sarà solo l’appuntamento-clou del rinnovo del sindaco, ma tanti altri avvenimenti culturali. Uno ci riguarda da vicino: i 60 anni dalla nascita del “Giorno”, un’istituzione di Milano, che saranno celebrati in aprile. E come il compleanno del nostro giornale ci potranno essere tante altre occasioni per mantenere in vita lo spirito dell’Expo. Il mio, vuole essere, quindi, un invito a tutte le autorità cittadine, in primis il sindaco Pisapia, ad avviare un serio dibattito sulla Milano del dopo-Expo, così come mi aspetto il contributo di tutti coloro a cui sta a cuore il futuro della nostra metropoli. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net