NON È LA PRIMA VOLTA che un Renzi affronta la campagna di Grecia. Prima di Matteo, durante la Seconda guerra mondiale, capitò che un suo quasi omonimo, Renzo Renzi, scrittore, regista, grande amico di Federico Fellini, partito alla volta di Atene con tutto l’entusiasmo del giovane italiano, ritornasse a casa profondamente deluso. L’altro Renzi raccontò la sua amarezza per la nostra campagna di Grecia nel 1953 sulla rivista “Cinema Nuovo”, diretta da Guido Aristarco, con l’articolo “L’Armata s’Agapò”, nella rubrica “Proposte per un film”. Sette mesi dopo, l’autore dell’articolo e il direttore della rivista furono arrestati e sottoposti, a Milano, ad un processo davanti al Tribunale militare con l’accusa di vilipendio alle forze armate, dato che entrambi erano ex appartenenti all’esercito italiano. Renzi e Aristarco furono condannati, sette mesi al primo, quattro mesi e mezzo al secondo, anche se il regime fascista era crollato da un pezzo. Ci fu, allora, una vera e propria campagna di stampa a difesa dei due condannati, che vennero subito scarcerati, alla quale non aderì, come scrisse in una lettera a Prezzolini, Indro Montanelli che pure ebbe una disavventura quasi analoga, durante il Ventennio, per un suo articolo sulla guerra di Spagna contestato dal Minculpop. Il vecchio Renzo Renzi fu un vero militante di sinistra: fin troppo combattivo, ha saputo condurre, attraverso la scrittura, una battaglia di idee innovative che ha profondamente caratterizzato la cultura italiana del Dopoguerra e che, per certi versi, è ancora molto attuale. Grecia a parte, consigliamo quindi al giovin Matteo di leggere qualcosa del suo quasi omonimo di sessant’anni fa: sarebbe molto istruttivo. [email protected]