L’alibi tedesco non regge più

NON SO se Enrico Letta abbia mangiato wurstel con crauti, l’altra sera, a Berlino. È certo che quella cena è stata un po’ indigesta per il nostro premier per la semplice ragione che, al di là della sua presunta amicizia con la Merkel, si è perfettamente reso conto – almeno, lo spero – che è […]

NON SO se Enrico Letta abbia mangiato wurstel con crauti, l’altra sera, a Berlino. È certo che quella cena è stata un po’ indigesta per il nostro premier per la semplice ragione che, al di là della sua presunta amicizia con la Merkel, si è perfettamente reso conto – almeno, lo spero – che è inutile continuare ad attribuire tutte le colpe della crisi ai tedeschi e all’Europa. Se siamo in questi condizioni, la Germania über alles ha, alla fine, responsabilità relative dato che le maggiori sono soltanto nostre. La cancelliera di ferro, a cui si era ispirata, invano, la nostra Cancellieri, è stata, dunque, almeno finora, una specie di scaricabarile per coprire le italiche magagne interne. Provate a farci caso: se le misure destinate allo sviluppo non riescono a decollare, ecco che tutti i ministri dicono che è colpa di Bruxelles e di Angela.

SE LA RIPRESA economica non si consolida, idem come sopra. E i partiti, dal Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano a Forza Italia, da certe frange del Pd ad altri schieramenti, sono sempre pronti a dirottare all’estero la polpetta avvelenata. Il problema  è, invece, un altro: non riusciamo a ripartire perché non abbiamo le risorse interne per salire sull’autobus giusto. È inutile che continuiamo a inveire contro i partners: è, piuttosto, il nostro governo a non essere più in grado di reperire le necessarie coperture finanziarie, quei dannati soldi che dovrebbero colmare il “buco” destinato ad aprirsi con la mancata riscossione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa. Di questa tassa ne parliamo da tantissimo tempo, ma la decisione se abolirla o meno è, finora, stata rinviata, nonostante gli impegni presi: mancano solo pochi giorni alla scadenza di questa odiata “tranche”, ma non sappiamo ancora di che morte moriremo. È mai possibile che la telenovela continui all’infinito? E ancora: mi chiedo fino a quando gli italiani sopporteranno il fatto che, ad ogni piè sospinto, vengano strombazzate vendite delle quote (improprio parlare di privatizzazioni) di alcune aziende pubbliche, che poi finiscono per restare solamente annunci di cessione. Speriamo che, questa, sia la volta buona per dismettere qualche partecipazione e fare finalmente cassa.



INSOMMA, credo proprio che l’alibi europeo e tedesco non abbia molto senso anche perché, dal prossimo luglio, l’Italia sarà presidente di turno dei soci del vecchio continente e, a quel punto, i nostri governanti non potranno più sostenere che la “fase due”, quella della crescita, non c’è perché non la vuole la Ue. Se siamo noi alla guida del convoglio, sarebbe davvero un po’ difficile, e anche masochistico, prendersela con il club comunitario. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno