Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha confessato, ad un quotidiano, che l’altra sera, di fronte all’ennesimo straripamento del Seveso e del Lambro, era in lacrime. Lo posso anche capire, ma ho il forte dubbio che le sue, come quelle di tanti altri amministratori pubblici, siano di coccodrillo, un modo di chiedere venia per non essersi accorti in tempo di una grande verità. Che, cioè, il dissesto ambientale ha oggi raggiunto in Italia un livello di guardia, ancora più preoccupante di quello del Po. Il duello a distanza tra Renzi, che se ne è stato tranquillamente in Australia, e i presidenti di alcune Regioni, mi è, comunque, sembrato di pessimo gusto.

Si è trattato del classico scaricabarile, un gioco in cui i politici italiani si dimostrano insuperabili. Al di là degli impegni presi ieri dal sottosegretario Delrio, il premier sostiene che le colpe debbano attribuirsi unicamente a Burlando & C., gli accusati rigettano la pallina dall’altra parte del campo, affermando che i condoni edilizi, causa di tanti scempi, sono stati varati a livello nazionale. In aggiunta, tanto per restare in tema sulle lacrime di coccodrillo, il ministro dell’Ambiente, Galletti, ha sentenziato, senza alcun atto concreto, che i condoni non ci saranno più. È vero, il disastro ecologico del Paese parte da lontano, ma anche gli attuali amministratori hanno responsabilità, tanto più che, nel caso di Milano, siamo alla vigilia dell’Expo: non era il caso di pensarci per tempo?

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