La tragica guerra dei vent’anni

QUANTI sono gli italiani che non avranno pace fino a che Berlusconi non penderà dal pennone più alto? E che non riescono a pensare ad altro che all’odiato caimano? E quanti, invece, sono quelli disposti alla guerra civile pur di far quadrato intorno all’amato Silvio? E che adorano ogni suo gesto e pensiero, estasiati persino […]

QUANTI sono gli italiani che non avranno pace fino a che Berlusconi non penderà dal pennone più alto? E che non riescono a pensare ad altro che all’odiato caimano? E quanti, invece, sono quelli disposti alla guerra civile pur di far quadrato intorno all’amato Silvio? E che adorano ogni suo gesto e pensiero, estasiati persino davanti alla fidanzata bambina con cagnolino al seguito?

Ma tutti gli altri, quelli che, come me, pensano agli enormi problemi che abbiamo davanti e che vorrebbero gettarsi, finalmente, alle spalle questa penosa guerra di religione che è una tragedia per il Paese, non contano niente, non hanno voce in capitolo?

LO DICO PIANO, per non spaventare nessuno, con tutta l’amarezza di un’esperienza politica, fallita, alle spalle, ma sono convinto che, prima o poi, gli spettatori silenziosi di questo spettacolo indecente cominceranno a rumoreggiare, dall’ombra in cui sono stati confinati: siamo stati, per troppo tempo, zitti e passivi, ma l’istinto di sopravvivenza è più forte e non potranno inchiodarci ancora sulla croce della stupidità.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net