BENEDETTA ITALIA: certe volte, a leggere sui giornali le ultime vicende giudiziarie, mi verrebbe voglia di scappare a San Marino, dove si parla pure romagnolo, e chiedere rifugio politico ai reggenti della Repubblica del Titano. Onorevoli, sindaci, imprenditori, generali: la corruzione non risparmia, ormai, nessuna categoria. Ma quello che mi colpisce maggiormente è la faccia tosta di alcuni personaggi. Mi ha fatto, quindi, un po’ pena il dimissionario sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che sembra un pesce fuor d’acqua tra tanti pescecani, finito in un calderone troppo grande per lui. Sarà difficile recuperare l’elegante aplomb precedente, ma l’ex primo cittadino della città lagunare non aveva realizzato che la politica dispensa onori e fango con la stessa casuale indifferenza.
Comunque ormai accettiamo tutto senza fermarci più di tanto su niente. È il caso anche dell’Expo di Milano dove c’è voluto un mese, nonostante le ripetute “grida di dolore” del governatore Maroni, per attribuire i poteri necessari allo sceriffo Cantone per cercare di rimettere in riga la baracca. La vicenda del Mose mi ha, invece, fatto tornare in mente un piccolo episodio di qualche anno fa che la dice lunga sulle aperture culturali di Giancarlo Galan, oggi indagato per lo scandalo veneziano. L’ex governatore del Veneto era, allora, ministro della Cultura e l’andai a intervistare sui problemi di Pompei nella sede del dicastero, a Roma. Al momento di salutarci, Galan mi accompagnò alla porta, ma mi costrinse a una piccola deviazione per vedere una toilette ricavata nel grande ufficio di rappresentanza. Come se svelasse un grande segreto, un vero e proprio tesoro archeologico, mi disse: “Questo bagno lo volle Giovanni Spadolini che fu il primo ministro della Cultura!”. Non nascosi la mia profonda ammirazione e me ne andai con qualche dubbio in più sui ministri della Cultura dei giorni nostri.
[email protected]