I PRIMI a parlarne, ai tempi dell’Assemblea Costituente, furono il futuro Capo dello Stato, Luigi Einaudi, e il costituzionalista Costantino Mortati: entrambi sostennero, all’alba della Repubblica, che le Province dovevano essere abolite. La loro, è stata una crociata persa. Così come, all’inizio degli anni Settanta, è capitato anche a Ugo La Malfa che, novello Don Chisciotte, si è ritrovato a combattere contro i mulini a vento provinciali: lui sosteneva la necessità di innovare tagliando, ma è rimasto con le forbici in mano.

SORVOLO su tutte le campagne elettorali, di destra, sinistra e centro, imperniate sullo “zac” a questi enti: molti li considerano inutili ma, finora, inutile è stata solo la battaglia contro le Province, a conferma che i politici perdono il pelo, ma non il vizio. Basta solo ricordare che, all’inizio della sedicesima legislatura, è stata proposta alla Camera una legge sulla loro eliminazione firmata da tutti i partiti, salvo la Lega: parole al vento.

OGGI IL GIOCO delle tre tavolette continua: il governo Letta sembrava avere, finalmente, imboccato la strada giusta, ma non aveva fatto i conti con le lobbies degli amministratori che, fino all’ultimo, dimostrano di essere attaccati alla loro poltroncina a dispetto di tutti i santi. E il cattivo esempio arriva proprio dalle Regioni considerate virtuose: ecco, così, che gli assessori all’Economia della Lombardia, del Piemonte e del Veneto hanno ieri espresso parere negativo al disegno di legge Del Rio, sul riordino delle Province e sull’istituzione delle città metropolitane, in aggiunta al “niet” delle stesse Amministrazioni provinciali. In definitiva, solo l’Anci ha dato davvero il via libera al provvedimento. Siamo alle solite: mentre non abbiamo saputo più nulla sull’iter della riforma costituzionale per la modifica dello specifico articolo che dovrebbe prevedere il depennamento della parola “province”, tutto il resto si muove a fatica.

UN PASSO avanti e due indietro. Mi chiedo come, con simili comportamenti, i nostri politici possano illudersi di riconquistare la fiducia dei cittadini. Beati gli inglesi che sono ancora in grado di contare sull’ordine della giarrettiera con il motto “Honi soit qui mal y pense”. A noi italiani invece – tra tagli che vengono rinviati da quasi settanta anni e tagli che non si faranno mai -, non resta nulla. Neppure le mutande.

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