UNO CHE SE NE intendeva, il milanese Carlo Cattaneo, il grande federalista liberale del Risorgimento, scriveva, nel 1860, che “ogni mutazione di leggi, che non sia un vero miglioramento, produce un danno”. È quello che Renzi e Berlusconi debbono tenere ben presente ora che passano alla “fase due” con il varo definitivo della riforma delle legge elettorale e del capitolo V della Costituzione e con l’attuazione di un Senato delle autonomie.

MA ADESSO la nuova coppia della politica italiana, che qualcuno ha ribattezzato Cric e Croc, non può più accontentarsi di soluzioni a metà, tanto per cambiare qualcosa, ma deve davvero rimboccarsi le maniche per tirare fuori gli italiani dalla morta gora dell’immobilismo e per migliorare effettivamente la situazione. Se il sindaco di Firenze ha ottenuto sabato un grande risultato, passando dalle parole agli accordi veri, così come ha fatto altrettanto Berlusconi che ha dimostrato di essere l’uomo dalle sette vite, adesso comincia la stagione più dura e complicata. Lo sa bene il giovin Matteo che ieri ha sperimentato cosa significhi il fuoco amico di quei duri e puri all’interno del suo partito che non hanno affatto digerito l’“éntente cordiale” con il grande nemico di sempre.

IL SEGRETARIO del Pd ha dimostrato di guardare più in là di tanti compagni di cordata della nomenklatura e di altri partiti, con un realismo che ha spiazzato molti, a cominciare da Letta ed Alfano. Proprio perché è stato così determinato, non potrà ora concedersi pause di riflessione o ripensamenti per smussare la fronda interna o i guastafeste di tutte le tendenze. Carlo De Benedetti, ai tempi della scalata in Belgio alla Sgb, disse che la ricreazione era finita, ma non gli andò troppo bene. Speriamo che al giovin Matteo vada meglio. Anche per tutti noi.

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