La polizia alla sbarra

RICORDO COME se fosse ieri quella calda domenica di luglio di 14 anni fa, all’indomani dei gravissimi fatti della scuola Diaz a Genova. Mi ero precipitato nel capoluogo ligure perché, tra i pestati della notte precedente, c’era stato anche un mio giovane collega giornalista ed ero quindi andato ad accertarmi delle sue condizioni fisiche: lo trovai ricoverato in ospedale e, per giunta, piantonato […]

RICORDO COME se fosse ieri quella calda domenica di luglio di 14 anni fa, all’indomani dei gravissimi fatti della scuola Diaz a Genova. Mi ero precipitato nel capoluogo ligure perché, tra i pestati della notte precedente, c’era stato anche un mio giovane collega giornalista ed ero quindi andato ad accertarmi delle sue condizioni fisiche: lo trovai ricoverato in ospedale e, per giunta, piantonato da due poliziotti che lo guardavano a vista. Non potrò mai dimenticare quel giorno anche perché, mentre ero in viaggio, mi telefonarono per dirmi che Indro Montanelli era morto. Al di là dei ricordi personali, fu subito evidente che era stata esagerata la reazione delle forze dell’ordine agli incidenti del giorno prima al G8 e non mi sorprende, quindi, che la Corte europea dei diritti umani, sia pure con tanto ritardo, abbia condannato l’Italia per il pestaggio di quella notte e, in particolare di un manifestante che aveva poi fatto ricorso a Strasburgo, ma anche perché non possiede una legislazione adeguata per punire il reato di tortura. Detto questo, mi trovo, però, anche d’accordo con Gianni Tonelli, segretario generale del Sap, che ha condannato quegli eccessi della scuola Diaz, ma ha pure messo le mani avanti: non bisogna fare di ogni erba un fascio. Mi dice al telefono: «Attenzione a non fare, adesso, un manifesto ideologico contro coloro che esercitano una funzione pubblica». Evitiamo, quindi, di processare, oggi, a distanza di tanti anni, l’intero corpo di polizia: sarebbe un errore altrettanto grave. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net