La paura fra noi

NELL’INTERVISTA che abbiamo pubblicato ieri, Angelino Alfano alzava giustamente il tiro: delineava il potenziale rischio dalla galassia no-global, sottolineava la complessità dello scenario internazionale, ci informava del potenziamento del sistema informativo interno ed europeo.  E Giardiello? Sì, perché la mattanza a Palazzo di Giustizia mette i brividi (di orrore, terrore, compassione per le vittime innocenti), […]

NELL’INTERVISTA che abbiamo pubblicato ieri, Angelino Alfano alzava giustamente il tiro: delineava il potenziale rischio dalla galassia no-global, sottolineava la complessità dello scenario internazionale, ci informava del potenziamento del sistema informativo interno ed europeo.  E Giardiello? Sì, perché la mattanza a Palazzo di Giustizia mette i brividi (di orrore, terrore, compassione per le vittime innocenti), al di là della sua eccezionale gravità oggettiva. Un piccolo imprenditore ultracinquantenne e in bancarotta ha superato quello che dovrebbe essere l’impenetrabile perimetro della cittadella giudiziaria, vi ha seminato la morte, è uscito indisturbato, ha avuto il tempo e la sfrontatezza di allontanarsi su una moto. E se al suo posto ci fosse stato un professionista del terrore, un kamikaze pronto a immolarsi pur di dare la morte al maggior numero di persone possibile? Che mattanza ne sarebbe uscita?

ALLA VIGILIA DELL’EXPO, grande parata internazionale, Milano si ritrova smarrita e spaurita. I colpi di pistola che ieri mattina hanno scosso un “sancta sanctorum” ritenuto inviolabile, hanno anche frantumato quel senso di sicurezza che negli anni, lembo dopo lembo, ci eravamo faticosamente costruito. Se anche il tempio della giustizia viene profanato con tanto sangue, si deve concludere che non esistono più luoghi sicuri. E si fa sempre più forte la tentazione di trovare rifugio nella casa, di chiudersi nella sicurezza del privato. Nulla di più sbagliato. Perché tutte le sfide vanno raccolte. Anche quella che ci viene lanciata dalla paura. “Infame provocazione” titolava il fondo di Italo Pietra su “Il Giorno” per piazza Fontana. E concludeva che chiunque fosse stato il responsabile (ancora non lo sappiamo, peraltro) non avrebbe prevalso.  Questa volta l’assassino, già arrestato, non potrà più nuocere, ma, tutti insieme, dobbiamo annientare quell’oscuro senso di insicurezza che fatti come questi generano nell’anima delle città.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net