La lezione a 5 stelle

Tanti anni fa, lo scrittore bolognese Stefano Benni, che era mio compagno di banco al “Carlino”, mi soprannominò “il Cagnone” per il mio modo di fare un po’ bonaccione che abbaia e, spesso, non morde. Da allora, ci siamo persi di vista. Doppia, quindi, la mia sorpresa, quando l’ho visto immortalato sui giornali accanto a […]

Tanti anni fa, lo scrittore bolognese Stefano Benni, che era mio compagno di banco al “Carlino”, mi soprannominò “il Cagnone” per il mio modo di fare un po’ bonaccione che abbaia e, spesso, non morde. Da allora, ci siamo persi di vista. Doppia, quindi, la mia sorpresa, quando l’ho visto immortalato sui giornali accanto a Beppe Grillo, mentre passeggiano assieme sulla spiaggia toscana di Marina di Bibbona. Niente di più facile che anche l’autore di “Bar Sport” abbia ceduto alla sirena grillina, ormai diventata una specie di mito come la pasta “Luisona”, protagonista del suo libro. Benni, dopo Fo e Celentano: ogni giorno che passa, mi rendo sempre più conto di quanti personaggi si siano fatti fulminare sulla via di Damasco, o meglio di Roma, dai grillini che proprio ieri hanno preso le misure della Capitale.

Segno, da una parte, della seduzione del Beppe nazionale, ma anche conferma di quanto gli italiani, vip compresi, siano arcistufi della classe politica attuale e dei partiti tradizionali. Un esempio più banale: il mio macellaio – che è, di solito, pacioso e tenero come certe sue polpettine -, si è arrabbiato contro il vecchio “establishment” e ha dato il voto ai grillini che pure sono, in tanti casi, vegetariani. Forse, un giorno, s’accorgerà di essere finito in graticola, ma, intanto, cosa succederà? Intendiamoci, sarebbe sbagliato emettere subito giudizi sulla “fase due” dei grillini: anche a Parma, tanto per ricordare il precedente, molti avevano previsto scenari apocalittici dopo la conquista della città ducale da parte del Movimento, ma oggi la situazione appare meno incerta, nonostante il flop dell’inceneritore. Potrebbe, quindi, succedere la stessa cosa anche su scala nazionale. Il problema è un altro: la cecità e l’ottusità dei partiti tradizionali, che hanno reso possibile il fenomeno Grillo, e che continuano a essere sordi al grido di dolore degli italiani, perseverando negli stessi errori di prima. La lezione non è servita: è il caso di Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, che ha sostenuto la necessità dei finanziamenti pubblici ai partiti, come se, nel frattempo, nulla fosse accaduto. Chi diceva che perseverare è diabolico?

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net