Lo confesso: ieri  il mio morale si è un po’ risollevato quando ho letto la notizia di Dominique de Villepin.

L’ex premier, in Francia, avrebbe intascato  una buonuscita di 100  mila euro – ma, secondo altre fonti, la liquidazione sarebbe “solo” di 70 mila euro – per avere lavorato un solo giorno, in settembre, al ministero degli Esteri. Sarà vero? Sembrerebbe di sì: secondo il “Daily Telegraph”,  l’avversario di Sarkozy  sarebbe risultato in servizio per poche ore, lo scorso settembre, al Quai d’Orsay, che aveva ufficialmente abbandonato nel lontano 1993, per poter, così, ottenere il bonus d’oro. Tutto regolare, dunque, anche se un collaboratore  di Villepin parla ora di un “errore amministrativo”.

Mi auguro che sia stato, davvero,  uno svarione di calcolo del computer perché, altrimenti, come giustificherà un simile trattamento alla luce del sole l’algido e aristocratico Dominique? A confronto con quanto è successo in Francia, i nostri  alti funzionari di Stato o i top-manager pubblici, giustamente accusati di percepire, spesso e volentieri,  stipendi da favola, finiscono quasi per farci, addirittura, una bella figura: se tanto mi dà tanto, i Villepin nostrani si mettono in tasca solo  paghette o, addirittura, piccoli oboli. La Casta è anche Oltralpe e quando si tratta di “grandeur” a Parigi non si scherza.
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