CONOSCO da una vita il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Da quando era fidanzato con la sua futura moglie, Adriana, mia concittadina e compagna d’università. Ci siamo sentiti spesso, anche quando è andato all’Eur.
A differenza di altri, mister Mapei non si è, infatti, mai montato la testa. Anche se, da giornalista, qualche volta lo critico, restiamo vecchi amici e mi ha pure invitato a mangiare una frittata. Ho accettato con entusiasmo perché le frittate mi piacciono molto, soprattutto quelle con le cipolle. Quell’invito è, però, rimasto tale e solo ora, dopo aver letto il rapporto dell’ufficio studi di Confindustria in cui si parla di una prossima Pompei delle imprese e di un crollo del settore manifatturiero, ho capito il perché. Il fatto è che, con questi chiari di luna, non solo sono stati banditi gli spaghetti al caviale di buona memoria, ma anche le frittate sembrano diventate un lusso. Tutti siamo, infatti, già alla frutta. Imprenditori compresi.