In carrozza, si parte

SESSANTATRÉ giorni dopo le elezioni di febbraio, abbiamo finalmente un nuovo governo: la Letta via. Un governo che, come ha sottolineato il Presidente Napolitano, non è di scopo o di servizio, ma solo politico, cioè espressione della larga coalizione che è, oggi, l’unica possibile. Sembra un buon governo, almeno sulla carta, un esecutivo che può contare su […]

SESSANTATRÉ giorni dopo le elezioni di febbraio, abbiamo finalmente un nuovo governo: la Letta via. Un governo che, come ha sottolineato il Presidente Napolitano, non è di scopo o di servizio, ma solo politico, cioè espressione della larga coalizione che è, oggi, l’unica possibile. Sembra un buon governo, almeno sulla carta, un esecutivo che può contare su alcuni nomi di spicco (la Bonino agli Esteri, la Cancellieri alla Giustizia, e, soprattutto, il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni all’Economia). Una compagine fortemente ringiovanita che lascia fuori i pezzi da novanta, tipo Amato e D’Alema, ma, in compenso, dà spazio a fedelissime berlusconiane, come Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo (moglie di Francesco Boccia, braccio destro di Letta nel Pd), e a nomi che sono paracadutati dalla società civile.

VERREBBE quasi da chiedersi: ma ci sono voluti due mesi per partorire il classico topolino? Oggi non è, però, il momento di recriminare: dobbiamo solo sperare che, finalmente, si volti pagina. Da domani basta con le polemiche, le pugnalate perché l’Italia deve recuperare il terreno perduto. C’è, da affrontare, innanzitutto l’emergenza economica. Abbiamo sotto gli occhi le cifre del bilancio di diciassette mesi del governo dei tecnici: per tutto questo tempo, Monti ha suonato la grancassa del risanamento dei conti pubblici e della necessità di superare gli esami. Ergo, nessuna possibilità di passare alla fase due, quella dello sviluppo. Abbiamo scoperto, invece, che le terapie d’urto non hanno funzionato (con un debito che è aumentato di 105 mila milioni di euro dal novembre 2011 al febbraio 2013) e il Paese intero, tra famiglie e imprese, appare, oggi, letteralmente in ginocchio.

SACCOMANNI, l’ormai ex numero due di Via Nazionale (molto meglio lui che Brunetta), dovrà, quindi, varare tutte quelle misure in grado di stimolare la ripresa che, secondo molti istituti econometrici, dovrebbe avvertirsi già nella seconda parte dell’anno (sarà?). In tal senso, per rilanciare i consumi, sarà anche positiva la prevista sforbiciata dell’Imu in giugno, anche se ci resta un dubbio: perché, fino a ieri, i tecnici ci avevano detto che non fosse assolutamente praticabile qualsiasi taglio delle tasse sulla casa? Quale bacchetta magica rende oggi possibile, ciò che, fino a ieri, era tabù? Forse sarebbe bastato un po’ di buonsenso in più.

UN’ULTIMA annotazione: senza voler cadere anche noi nel campanilismo, Enrico Letta, nel privilegiare i cinquantenni e gli amici, si è quasi dimenticato degli esponenti lombardi. Ha inserito poche personalità della regione più importante d’Italia: si è salvato Maurizio Lupi, che, pur da sponde politiche opposte, ha organizzato assieme a lui, per anni, i seminari dei parlamentari sulla sussidiarietà in un albergo nella campagna senese. Il nuovo premier, pisano, ha finito per “pendere” dalla parte toscana: è il caso, in particolare, del nuovo ministro dell’Istruzione, il rettore Maria Grazia Carrozza che, se non altro, ha il cognome giusto: tutti in carrozza, si parte.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net