DOPO il viaggio di Stato a Saigon, mi chiedo se Renzi stia attraversando un suo personale Vietnam tra le mura di casa, vittima com’è di secessioni interne al Pd, malumori generali e riforme che non decollano. Per la verità, a leggere le cronache di ieri dell’assemblea dei democratici, non sembrerebbe proprio: il segretario-premier ha, infatti, portato a casa un presidente “allargato” come Orfini, ha emarginato il dissidente Mineo, vittima dell’infelice battuta su Matteo bimbo autistico e, soprattutto, ha avuto modo di sottolineare ampiamente il trionfo dei democratici alle Europee che ha dato nuova linfa al governo. Eppure, a rifletterci bene, la situazione è già cambiata rispetto a due settimane fa: le ultime vicende dimostrano che l’effetto-elezioni si sta attenuando, a dispetto delle parole del sindaco d’Italia, anche perché quel poco che restava di Forza Italia dopo il 25 maggio, ha fatto registrare un piccolo e sorprendente risveglio, sia nella tornata dei ballottaggi (ma non in Lombardia), sia negli equilibri parlamentari.

A DETERMINARE l’ennesima mezza resurrezione di Berlusconi, dato da tutti morto e sepolto tra i malati di Cesano Boscone, è stata proprio la secessione di Mineo, Casson e compagnia bella che hanno sbattuto la porta, con qualche ragione, al complicato quanto inutile progetto del ministro Boschi per mettere una pietra non certo tombale su palazzo Madama. La fronda interna del Partito Democratico ha subito indebolito la maggioranza, peraltro ancora notevole, del Presidente del Consiglio, che forse ha realizzato l’errore commesso: piuttosto che imporre dall’alto dei consensi, meglio scendere a patti e mediare. E’ il caso delle ultimissime “avances” rivolte all’ex Cavaliere.

VOCI DI SPOGLIATOIO, riportate anche da alcuni giornali, sussurrano, infatti, che Renzi sarebbe pronto ad un altro vertice con Silvio per ritrovare il filo del dialogo perduto, magari sul referendum presidenziale che sta tanto a cuore al centro-destra. Toti, da noi interpellato, smentisce l’ipotesi di una nuova ammucchiata, anche perché le ultime elezioni hanno ampiamente dimostrato che l’abbraccio del premier è stato quasi mortale per Forza Italia. Ci potrà essere l’appoggio su qualche riforma, ma, d’ora in poi, strade rigorosamente separate.

SEMMAI, AD ARCORE intensificano gli sforzi per ricompattare l’intero centro-destra. Non è un caso che i canali della Lega di Salvini e Maroni si siano riaperti. Non è un caso soprattutto che, proprio sulla riforma del presidenzialismo, stiano lavorando un uomo vicino ad Alfano, Gaetano Quagliariello, e un costituzionalista amico di Berlusconi, il messinese Giovanni Guzzetta, già promotore di diversi referendum. A ben vedere, tutto l’attivismo che si sta registrando in questi giorni, nell’ala moderata, indurrebbe a scrivere che certe batoste elettorali possono essere salutari. Per tornare a contare non c’è altra strada che rimettersi assieme.

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