A LEGGERE distrattamente i titoli dei giornali di ieri, un cittadino straniero avrà certamente avuto qualche dubbio sulla salute mentale degli italiani. C’erano, infatti, quotidiani che riprendevano il pensiero di Napolitano al momento dell’abbandono
del Colle: contento di tornare a casa. Altri titolavano, invece: finalmente se ne va. O, peggio ancora: Napolitano, fine dell’imbroglio. A, questo punto, mister Smith o monsieur Dupont non avranno capito più niente: era un capo dello Stato che non vedeva l’ora di togliere il disturbo e di tornare, finalmente, ad una vita normale o un tipo attaccato con le ventose alla poltrona presidenziale? Capisco che ci possono essere opinioni diverse, ma, in questo caso, rasentiamo la schizofrenia.

Chi ha ragione? Fornisco la mia versione: penso che il presidente uscente, al di là dei giudizi sul suo operato, sia in perfetta buona fede e non vedesse l’ora di lasciare il pesante incarico. Se vi ricordate, già nel 2013, non cercò affatto la ricandidatura e accettò, con spirito di servizio, il bis in mancanza di un papabile in grado di mettere d’accordo tutti o quasi. Uno, potrà, anche dire che Re Giorgio non è stato un buon presidente, ma sarebbe una bugia dire che non voleva mollare il maledetto trono.

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