HO SEMPRE AVUTO un debole per il “Giorno” da quando, bambino, mio padre mi regalava, il giovedì, il “Giorno dei ragazzi” con i fumetti di Jacovitti. Sono poi approdato tre volte, come giornalista, nel quotidiano milanese, a conferma di un “feeling” lungo una vita. Rimango, quindi, piuttosto male, e pure mi arrabbio, quando, talvolta, vedo qualche collega con la puzza sotto il naso che, senza dirlo apertamente, mi fa la faccia di circostanza parlando del nostro giornale.

MI SEMBRA DI ESSERE, allora, una sorta di nobile decaduto che vive solo di luce riflessa e di glorie passate. È vero, il “Giorno” di Mattei, Baldacci e Brera non c’è più: la novità che ha rappresentato, nel panorama editoriale italiano degli anni Cinquanta-Sessanta, è stata davvero unica e neppure la “Repubblica” di Scalfari e il “Giornale” di Montanelli hanno raggiunto, almeno all’inizio, vette così alte.


ATTENZIONE, però, a non sottovalutarci: nonostante la crisi che sta mettendo in ginocchio tutte le testate tradizionali, il nostro giornale è vivo e non molla, soprattutto nella realtà lombarda, come dimostra l’accordo editoriale con la Regione in vista dell’Expo. Noi ci siamo e ci  saremo alla faccia dei soliti menagramo. Un esempio? Grazie alle tante edizioni provinciali, il “Giorno” è il quotidiano più venduto in Lombardia dopo il “Corriere”. Secondo i dati in nostro possesso, da luglio abbiamo effettuato il sorpasso di “Repubblica” che, fino al giugno scorso, ci sopravanzava di un migliaio di copie nel bollettino giornaliero delle vendite in Lombardia. Da luglio siamo,invece, decisamente sopra. Ci seguono, appunto, “Repubblica” e, molto più distanziati, il “Giornale” e “Libero”. Intendiamoci, il mercato resta debole e tutti i giornali stanno perdendo copie, ma noi resistiamo meglio di altri. Morale della favola, siamo il vero giornale regionale lombardo e, ricordando mio padre che leggeva il “Giorno”, di questo sorpasso sono molto orgoglioso.
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