UNA ROMA VIVACE e solare nei giorni della festa della Repubblica, con i cittadini in fila per entrare nei luoghi cardine della nostra democrazia, testimonianza sincera di appartenenza mista a curiosità e rispetto, mi suggeriscono alcune considerazioni, divenute più evidenti dopo il risultato delle Regionali. Il governo Renzi si appresta a dare vita definitiva all’Italicum e a demolire il Senato (c’è sempre stato un Senato a Roma, dalla notte dei tempi della nostra civiltà) per riempirlo, a tempo perso, di consiglieri regionali, di politici, quindi, appartenenti alle sempre più screditate e inutili Regioni. Proprio nel momento in cui è evidente il disinteresse e la distanza da queste istituzioni territoriali che toccano il fondo della loro breve e discutibile vita, si premiano alcuni suoi membri in modo del tutto arbitrario. Certo la nostra democrazia ha bisogno di funzionare meglio, ma mi sembra che la soluzione scelta sia la peggiore possibile, presa sull’onda di quel sentimento di critica assoluta verso il Parlamento, che impedisce di distinguere gli sprechi dalla sostanza della nostra storia. Visto che la riforma del sistema di rappresentanza è, di fatto, ancora un cantiere aperto, sarebbe importante che le tante questioni irrisolte venissero affrontate in maniera meno frettolosa, dando vita a un sistema organico ed equilibrato che duri anche in futuro. A meno che non si privilegi la fretta e magari l’interesse di una parte che intende occupare tutte le istituzioni, non importa per fare cosa, ma come una sorta di ufficio collocamento per personale decentrato. [email protected]