A VOLTE ritornano. Cofferati, eurodeputato del Pd e uomo forte della Cgil, quando la confederazione riusciva a radunare tre milioni (?) di lavoratori in piazza, potrebbe candidarsi alla guida della Regione Liguria.
La probabile discesa in campo di uno degli ultimi duri e puri non sarebbe, forse, apertamente in contrasto con Renzi, ma è impossibile non vedere in chiave dialettica, le differenze che marcano i due personaggi, proprio nel momento in cui la Camusso è tornata a lottare assieme ai suoi, in contrasto con gli ultimi provvedimenti di Palazzo Chigi.

DEBBO dire che i precedenti politico-amministrativi dell’ex sindacalista lombardo (quando divenne sindaco di Bologna) non furono esenti da rilievi o da inciampi, ma tanto di cappello al signor Cofferati sotto il profilo della correttezza. Quando sbarcò sotto le Due Torri, per la verità, cominciai a criticare il Cinese su tutto. Come ho già avuto modo di scrivere, abbiamo polemizzato su ogni dettaglio, persino sul modo migliore per gustarsi i tortellini in brodo: lui sosteneva, da buon padano, che bisognava innaffiare il piatto con un bicchiere di vino rosso, io ribattevo che  una simile aggiunta era, semplicemente, una bestemmia. Si creò, però, con il trascorrere degli anni, un reciproco rispetto che si è mantenuto anche quando Sergio si è trasferito a Bruxelles. Alla luce di questi precedenti, considero, quindi, positiva la notizia della nuova sfida di Cofferati: mi sembra che la regione alluvionata (anche nella politica locale) potrebbe giovarsi della sua intelligenza. Mi domando, solo, in caso di elezione, cosa si inventerà per cambiare la ricetta delle trofie con il pesto.

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