Il re dei peones

UN GIORNO Domenico Scilipoti, il re dei peones, mi confessò di calzare un paio di scarpe speciali che gli alzavano i talloni come se avesse i tacchi a spillo. Con il suo spiccato super-ego, il senatore siciliano non poteva, evidentemente, sopportare la sua bassa statura e, in questi anni, ha fatto di tutto per cercare […]

UN GIORNO Domenico Scilipoti, il re dei peones, mi confessò di calzare un paio di scarpe speciali che gli alzavano i talloni come se avesse i tacchi a spillo. Con il suo spiccato super-ego, il senatore siciliano non poteva, evidentemente, sopportare la sua bassa statura e, in questi anni, ha fatto di tutto per cercare di sovrastare gli altri, conquistando una popolarità che, spesso e volentieri, si è rivelata un clamoroso “boomerang”.

Debbo, però, riconoscere che, nel bene e nel male, Mimì ha davvero raggiunto il suo obiettivo tanto che, oggi, il termine “scilipotismo” è entrato nel linguaggio comune, nel senso che in molti di noi alberga un possibile traditore o meglio ancora un voltagabbana. Una fama, la sua, un po’ discutibile, marchiata da un certo disprezzo, che il parlamentare ha ottenuto quando, nel dicembre del 2010, è passato armi e bagagli dall’Italia dei Valori di Di Pietro al Pdl di Berlusconi, salvando, così, il governo del Cavaliere. Oggi, secondo i giornali, sta concedendo il bis perché ha preso le difese del premier Letta contro i falchi del centro-destra che minacciano una crisi politica irreversibile se non si trova una soluzione ai problemi giudiziari di Berlusconi. “Nei secoli infedele”, titolava, ieri, un quotidiano: riecco, insomma, il solito voltagabbana. Per chiarirmi le idee, ho telefonato a Scilipoti, chiedendogli a bruciapelo: ci stai ricascando? Lui ha detto subito di no, anzi ha giurato di stare facendo di tutto per evitare il peggio. In questo momento, mi ha garantito, bisogna pensare ai cittadini piuttosto che alle beghe di partito. Sarebbe da irresponsabili provocare una crisi di governo: oggi è importante guardare al futuro cercando di trovare un percorso comune. Lo dice anche la Costituzione, i partiti debbono fare un passo indietro quando sono in gioco gli interessi del Paese. Sono costretto, mio malgrado, a trovarmi d’accordo con lui: Scilipoti è cresciuto.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net