Il Prefetto morale

Dopo quasi due anni di permanenza a Palazzo Chigi, la pagella del governo Renzi è come le montagne russe: ci sono brutti voti ma anche promozioni a piene mani. Uno degli “smash” vincenti del sindaco d’Italia è la fiducia dimostrata, sin dall’inizio, nei confronti dell’Expo di Milano: Matteo ha capito subito che sono i campi […]

Dopo quasi due anni di permanenza a Palazzo Chigi, la pagella del governo Renzi è come le montagne russe: ci sono brutti voti ma anche promozioni a piene mani. Uno degli “smash” vincenti del sindaco d’Italia è la fiducia dimostrata, sin dall’inizio, nei confronti dell’Expo di Milano: Matteo ha capito subito che sono i campi da gioco che fanno grandi i giocatori. Il premier ha puntato molte “fiches” sul tavolo verde lombardo e i risultati gli hanno dato ragione con gli oltre 21 milioni di presenze all’Esposizione Universale e con l’eredità di idee e di contenuti che continueranno a crescere anche in futuro. La grande kermesse ha appena chiuso i battenti che già gli artefici del piccolo miracolo padano cominciano a raccogliere i frutti del loro lavoro. Ha cominciato, a metà settimana, Raffaele Cantone che ha definito Milano «capitale morale d’Italia», una verità che è sotto gli occhi di tutti, a parte certi romani che mal digeriscono il sorpasso. L’ha seguito a ruota lo stesso Renzi che, a sorpresa, subito dopo aver silurato Ignazio Marino, ha designato il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario a Roma dopo le macerie del sindaco uscente.

«Un compito affascinante», l’ha definito ieri Tronca al telefono: con quell’aspetto molto signorile unito a un’instancabile capacità organizzativa e a un’asburgica serietà, il nuovo commissario è sempre stato l’uomo delle emergenze. Quando venne in visita al nostro giornale si soffermò a lungo sulla gigantografia della prima pagina del “Giorno” dell’ottobre 2001 con le foto sulla tragedia all’aeroporto di Linate. Aveva gestito lui, come vice-prefetto, quella sciagura. Al Campidoglio, dal dopo-Marino ai postumi di Mafia capitale, dovrà sbrogliare matasse altrettanto ingarbugliate, ma lui, che è un grande studioso di Garibaldi e delle sue gesta eroiche, non si scoraggerà di certo. Più che prefetto di ferro, viste le premesse, lo definirei l’uomo che potrà dare il via alla rinascita, anche morale, di Roma.

A questo punto, non ho più molti dubbi sul fatto che il premier convincerà Giuseppe Sala, commissario Expo in scadenza, a candidarsi come successore di Pisapia a Palazzo Marino. Tra Roma e Milano, c’è sempre un Marino di mezzo, ma sotto la Madonnina è solo un Palazzo… Dopo avere avuto ragione dei troppi inconvenienti e dei numerosi corvi che hanno aleggiato sui padiglioni di Rho-Pero, trovo assai probabile, sempreché vinca, il suo trasloco nel centro della città. Una vera e propria escalation, dunque, nel nome dell’Expo. Giusto non disperdere il patrimonio anche etico, lasciato dalla rassegna: l’entusiasmo e la voglia di fare di questi mesi non possono concludersi con la chiusura dei battenti del sito.

Ma c’è anche un’altra morale da trarre. Cantone, uno dei grandi mentori di Tronca e dello stesso Sala, ha avuto ragione a soffermarsi sul nuovo Rinascimento milanese. Il fatto che proprio il prefetto lombardo vada a gestire la crisi capitolina – in un momento così delicato, con il Giubileo alle porte -, è la migliore conferma che al Nord c’è stato un vero salto di qualità. È questa la grande eredità che l’Esposizione Universale lascia all’Italia e agli italiani. Se il primo maggio, giorno dell’inaugurazione, è stato plumbeo tra la pioggia e il fumo degli incidenti nelle vie del centro, il 31 ottobre, quando la manifestazione ha chiuso i battenti, il tramonto è stato luminoso e ricco di buoni auspici. E con orgoglio possiamo dire: «Io c’ero».

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net