Il mondo brucia

SIAMO in guerra. È inutile far finta di nulla, sottovalutare come sempre l’emergenza quasi fosse un problema altrui. Aveva perfettamente ragione Magdi Cristiano Allam, uno che gli islamici li conosce bene: è, da anni, un convinto sostenitore della necessità di innalzare il livello di guardia dell’Occidente. Le stragi che, l’altra notte, hanno colpito Parigi, in […]

SIAMO in guerra. È inutile far finta di nulla, sottovalutare come sempre l’emergenza quasi fosse un problema altrui. Aveva perfettamente ragione Magdi Cristiano Allam, uno che gli islamici li conosce bene: è, da anni, un convinto sostenitore della necessità di innalzare il livello di guardia dell’Occidente. Le stragi che, l’altra notte, hanno colpito Parigi, in un qualunque venerdì 13 di sangue, per mano dei terroristi dell’Isis anche kamikaze, pronti, con il kalashnikov in mano al grido di “Allah è il più grande!”, a sterminare tanti poveri e innocenti miscredenti, ci obbligano a prendere atto che siamo di fronte ad un terribile conflitto mondiale, aggravato dal fanatismo religioso che, con il Corano in mano, finisce per giustificare qualsiasi efferatezza.

DOBBIAMO, a questo punto, prendere atto che, a differenza di quanto successe durante l’attacco aereo alle Twin Towers, siamo costretti a combattere un terrorismo islamico autoctono perché i protagonisti di questa guerra santa, nel nome di Maometto, sono cittadini occidentali che vivono in mezzo a noi, uccidono i loro connazionali e devastano le loro stesse città. Probabilmente è già troppo tardi per correre ai ripari. L’incauta e indiscriminata accoglienza europea, in atto da troppi anni, ha finito per regalarci i suoi frutti avvelenati. È il segno del fallimento dei grandi leader del nostro tempo, a cominciare da Obama e Hollande, e delle Nazioni Unite nel prevenire e nel reprimere l’escalation terroristica: solo qualche voce nel deserto, come è capitato al premier russo Putin e a pochi altri. È stata anche la sconfitta bruciante dei servizi segreti e delle forze dell’ordine che hanno lesinato mezzi e uomini nell’affrontare l’offensiva dell’Isis: siamo sempre pronti, così come è successo a certi magistrati, a comprendere, giustificare e ad assolvere e c’è chi ha approfittato della nostra debolezza.

OGGI abbiamo il nemico in casa: l’allarme rosso è dappertutto. Anche in Italia: oltre allo stato di grande allerta per Roma, con il simbolo della cristianità che risiede in Vaticano e con il Giubileo alle porte, la situazione è molto critica a Milano perché, archiviata l’Expo senza conseguenze, siamo costretti a registrare l’accoltellamento di un israeliano solo 24 ore prima degli attentati di Parigi. Dobbiamo, quindi, prendere atto della realtà e cercare di fronteggiarla al meglio sperando che non sia davvero troppo tardi: il venerdì nero vissuto dai francesi dimostra che ci potranno essere, purtroppo, altri 11 settembre in tutto il mondo cristiano. Gli occidentali sono sempre stati contrari al primitivo occhio per occhio e dente per dente, ma non è più possibile vivere senza prendere di petto la drammatica situazione che rischia di coinvolgere tanti Paesi. Non è più possibile, come spesso è accaduto negli ultimi anni, offrire evangelicamente l’altra guancia. Ricordo l’attacco alle Twin Towers di New York, l’angoscia di quei giorni, le edizioni straordinarie dei giornali, la mobilitazione dell’Occidente. Quello spirito si è dissolto nel giro di pochi anni. È il momento della pietà umana per le tante vittime innocenti, ma è anche l’ora di cambiare marcia senza dovere, per questo, tirare in ballo le funeste “decisioni irrevocabili” di mussoliniana memoria che all’Italia hanno portato tanti lutti e disgrazie. Parigi brucia e quell’incendio noi dobbiamo spegnerlo al più presto, prima che contagi tutto il nostro mondo.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net