MILAN col coeur in man. Ancora una volta la città meneghina dimostra a tutti il suo grande cuore rimboccandosi le maniche per chiudere le ferite inferte dalla manifestazione del Primo Maggio. Senza seguire la facile strada del vittimismo all’italiana, i milanesi non hanno perso un minuto: si sono messi immediatamente all’opera  per ripulire i muri del centro imbrattati dai black bloc. Dati i tempi infiniti della burocrazia non si può dare loro torto.

Erano trascorse appena 48 ore dalle scene di guerriglia urbana di venerdì, ma  piazzale Cadorna, dove è partito il corteo di 20mila persone con lo slogan “Nessuno tocchi Milano”, sembrava ritornata quella di sempre. Una risposta di civiltà, tanto più che ieri non ci sono state le solite divisioni politiche, come ha sottolineato Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio regionale, (Ncd): per una volta tutti insieme, uniti dall’amore per Milano.  Bene ha, dunque, fatto il sindaco Giuliano Pisapia a rendere pubblica la  telefonata del Presidente della Repubblica. Parlando da un palco allestito nella piazza, il primo cittadino ha riferito che Mattarella era orgoglioso e ammirato della risposta della città contro la violenza. Poi i 20 mila del corteo, armati di spazzoloni e di pennelli, si sono messi a ripulire le vie fino alla Darsena.

Con le dovute proporzioni, i milanesi hanno, in un certo senso, dimostrato lo stesso coraggio e senso civico emerso in altre occasioni storiche. Quando, per esempio, insorsero contro gli austriaci nelle famosissime Cinque giornate del 1848, i cittadini si dettero poi da fare per rimettere in ordine le strade sotto laMadonnina bloccate dalle barricate, per celebrare il Te Deum della vittoria in Duomo. Stavolta  i milanesi non avevano contro le truppe di Radetsky, ma l’eccessivo permissivismo  dello Stato, incapace di fare giustizia: anche in questo caso finirà per non pagare nessuno.

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