Il corsaro venti anni dopo

NELLE PROSSIME SETTIMANE, a vent’anni dalla sua tragica scomparsa, saremo sommersi dai ricordi (uscirà pure un libro) di Raul Gardini, il “corsaro” di Ravenna. È stato uno degli ultimi capitani di ventura del “made in Italy” ed ha scelto la morte, piuttosto che finire nella gogna di Tangentopoli e di Mani Pulite. L’episodio che racconto […]

NELLE PROSSIME SETTIMANE, a vent’anni dalla sua tragica scomparsa, saremo sommersi dai ricordi (uscirà pure un libro) di Raul Gardini, il “corsaro” di Ravenna. È stato uno degli ultimi capitani di ventura del “made in Italy” ed ha scelto la morte, piuttosto che finire nella gogna di Tangentopoli e di Mani Pulite. L’episodio che racconto serve a fotografare la figura di un uomo in cui luci splendenti e ombre si mescolavano senza distinzioni. Raul, dunque, mi concede un’intervista e poi mi porta a cena. A tavola, mi racconta dei suoi progetti sul bioetanolo e sull’agricoltura del futuro. Resto affascinato dalle sue idee, a metà tra il geniale e l’utopistico, ma l’incantesimo è destinato a finire quando decidiamo di tornare a casa. Gardini passa davanti alla toilette, esce all’aperto e sbotta in dialetto: “Adess mi fegh una bella piseda!”. Povero Raul, da buon romagnolo, voleva dimostrarmi la sua spregiudicatezza e la determinazione a essere sempre fuori dai soliti “clichés”: lo è stato sino alla fine.