Il 5 maggio di Monti

EI FU. Provate a farci caso, ma di Mario Monti si è persa ogni traccia. Fino a sei mesi fa, l’ex presidente della Bocconi sembrava onnipresente, insostituibile e intercambiabile sullo scenario d’Italia. Il vero uomo del destino: qualsiasi previsione, qualsiasi ipotesi in campo non potevano prescindere da lui. Berlusconi gli tirava la giacchetta da una […]

EI FU. Provate a farci caso, ma di Mario Monti si è persa ogni traccia. Fino a sei mesi fa, l’ex presidente della Bocconi sembrava onnipresente, insostituibile e intercambiabile sullo scenario d’Italia. Il vero uomo del destino: qualsiasi previsione, qualsiasi ipotesi in campo non potevano prescindere da lui. Berlusconi gli tirava la giacchetta da una parte, Montezemolo e Casini dall’altra, mentre Bersani e Renzi si facevano la guerra guardando però, entrambi, a lui. Insomma, anche se il bilancio di un anno di premiership non era stato certo esaltante nonostante le aspettative del novembre 2011, tutto girava attorno a Supermario, l’unico salvatore della Patria.

Il prof., come certi cani di razza, un po’ sussiegosi e alteri, che sanno di essere corteggiati e ammirati, stava nel suo empireo ad aspettare anche perché gli sarebbe bastato non muovere un dito per andare, dritto dritto, al Quirinale al posto di Napolitano.

POI, ad un certo punto, l’ex Presidente del Consiglio ha cominciato a dare ascolto alle sirene che lo strattonavano da tutte le parti. È stato l’inizio della sua fine. Invece di fare il “primus inter pares”, si è messo, infatti, a dare retta a quelli del Centro che pensavano di essere il futuro del Paese, ma erano, invece, solo il passato. Monti è così diventato uomo di parte e, in men che non si dica, ha bruciato tutta la sua dote di credibilità. La lista che, in febbraio, è scesa in campo con il suo nome, è stata un vero “flop” anche perché ha rifiutato di allearsi con il Pdl e ha perso qualsiasi possibilità di vittoria: per voler stare con il piede in due scarpe (destra e sinistra), è rimasta a piedi nudi. In poche settimane, da uomo della Provvidenza Monti è diventato l’innominabile. Un declino così rapido che più rapido non si può. Capisci, allora, uno dei grandi difetti degli italiani che mettono subito sugli altari un personaggio, incensandolo e sperticandosi in lodi eccessive, e, con velocità persino maggiore, lo gettano, poi, nella polvere. Senza ricordare Piazzale Loreto, di esempi del genere ce ne sono davvero tanti. Siamo fatti così: troppo superficiali nei giudizi, con una certa faciloneria alimentata anche dai media che mettono in fretta sul piedistallo miti tutti da verificare.

DICEVA Montanelli che gli italiani sono sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Aggiungerei una postilla, se mi consentite: altrettanto rapidamente sono pronti a discenderne. E, non essendo mai stato troppo tenero nei giudizi su Monti, adesso sono, invece, costretto a difenderlo. Non mi è affatto piaciuto il modo in cui è stato scaricato gettandolo in soffitta, nell’oblio collettivo. E oggi, che è il 5 maggio, il mio pensiero va a lui. Sia pur senatore a vita.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net