COME AMADEUS, capace di decretare da Matera, urbi et orbi, che il 2016 cominciava 40 secondi prima del fuso di Greenwich, anche Renzi ha giocato d’anticipo con il nuovo anno. Intanto, per evitare sospetti d’incomprensione, come appena accaduto nella vicenda delle quattro banche, ha subito dichiarato il proprio apprezzamento per il discorso a reti unificate del Presidente Mattarella, aggiungendo pure che il capo dello Stato è andato dritto al cuore degli italiani. In vista dei due prossimi appuntamenti elettorali – le amministrative in città importanti, come Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli, e i referendum sulla riforma costituzionale del Senato -, la mossa di Matteo è particolarmente azzeccata, anche perché l’inquilino del Colle, nell’intervento di San Silvestro, si è guardato bene dall’invadere il campo d’azione del governo e non ha fatto alcun riferimento all’ex-sindaco di Firenze. In vista delle due scadenze elettorali del 2016, Renzi ha, dunque, preferito mettere subito le cose a posto : il Quirinale è, e resta, un grande alleato dell’esecutivo.

NON SI PUÒ dire altrettanto degli oppositori interni nel Pd, a cominciare da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, che potrebbero rendere complicato il percorso del premier all’appuntamento quasi estivo con le urne. Le aspettative, più a Roma che a Milano, sono, infatti, assai incerte. Renzi sa che alle Comunali ha molto da perdere perché oggi il partito di maggioranza governa in tutte le grandi città dove si vota e, in tal senso, potrebbe rischiare parecchio. L’indicazione delle date (si parla del 12 giugno come primo turno e del 26 come ballottaggio) sembra fatta apposta per attutire la delusione di un eventuale risultato negativo a sorpresa : resta sempre di moda la tattica del «tutti al mare» come deterrente per minimizzare possibili sconfitte elettorali. È chiaro, infatti, che un passo falso potrebbe rimettere in discussione la «leadership» di Matteo, anche se lui ha già chiarito che le battute d’arresto amministrative, se ci saranno, non avranno riflessi sulla tenuta del governo.

INSOMMA, il presidente del Consiglio ha già messo le mani avanti nella corsa dei sindaci in modo da giocarsi tutto in ottobre sulla riforma costituzionale. In autunno non ci sarà, infatti, bisogno del «quorum», ma basterà che i «sì» prevalgano sui «no». A quel punto, il nuovo Senato sarà realtà e Renzi potrà intestarsi uno storico successo che finirà per far dimenticare in fretta qualche ombra tra i primi cittadini. Come si vede, a Palazzo Chigi hanno le idee particolarmente chiare anche perché possono approfittare di alcuni «atout» che il governo ha a disposizione: le previsioni di una ripresa economica più vigorosa, a dispetto delle incertezze legate al terrorismo islamico, e la crisi sempre più evidente del centro-destra che, invece di riorganizzarsi, continua a trastullarsi in tattiche dilatorie senza alcun senso. Il caso del candidato sindaco di Milano è clamoroso: in un primo momento, Forza Italia e Lega avevano detto che il nome del cavallo in lizza si sarebbe, comunque, saputo a Capodanno. Poi hanno chiarito che avrebbero atteso l’esito delle primarie del Pd per risolvere i dubbi interni. La verità è che i moderati navigano ancora nel buio: i giorni passano e la scelta appare sempre più lontana. Finirà che i veri amici di Renzi, più che i compagni di partito, saranno gli uomini dell’altro fronte. L’ho già scritto e lo ripeto all’inizio del 2016: per uscire dal vicolo cieco, l’unico puledro di razza del centro-destra per la metropoli lombarda è l’altro Matteo, Salvini.
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