IN ATTESA di finire sotto il trapano del mio amico dentista,  ho letto un articolo su una rivista a proposito dei rampanti quarantenni che, giustamente, sono tanto di moda e sulla cresta dell’onda per via della scalata alla Presidenza del Consiglio di Renzi. C’erano le foto di Matteo, ma anche di altri appartenenti alla “nouvelle vague”, a cominciare, ovviamente, dalla Boschi, che è in tutte le salse, e dalla Barbara Berlusconi che vuole bruciare le tappe in rossonero e non solo. Facce belle di giovani in carriera, facce volitive ed ambiziose, facce rampanti di manager di successo.

Poi, però, nella pagina accanto del rotocalco, ecco le fotografie dei cinquantenni, precocemente invecchiati: Obama oggi sembra lo zio di quel giovane smagliante che, nel gennaio del 2009, aveva occupato, per la prima volta, lo Studio Ovale della Casa Bianca. Incanutito e pure un po’ ingobbito, il Presidente sta già pensando a cosa farà da grande quando, tra due anni, andrà in pensione da “number one”. Allora ho capito che, contrariamente a quanto ho sempre pensato, non è affatto vero che il potere logora chi non ce l’ha, come sosteneva Andreotti: succede il contrario, perché chi entra nella sala dei bottoni troppo presto, diventa anziano in fretta, consumato dalle responsabilità. Proprio ieri il premier finlandese, Jyrki Katainen, quarantaduenne, ha annunciato che si dimetterà da capo del governo, considerando esaurita la sua complessa esperienza politica. È abbastanza assurdo: mentre la vita continua ad allungarsi, l’arco lavorativo di rottamati e rottamatori si sta sensibilmente riducendo. Di questo passo, rischiamo di ritrovarci persone ancora giovani, o al massimo di mezz’età, costrette a trascorrere le giornate ai giardinetti. Non parliamo dei Matusalemme ultrasessantenni…
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