I sogni del ’68

NELLA TANA del lupo. Compito impossibile, quello di Giampiero Mughini e del sottoscritto, chiamati a svolgere il ruolo di pubblici ministeri nel “processo” istruito quest’anno al‘68, nel tradizionale appuntamento di San Lorenzo, a San Mauro Pascoli. In una regione, l’Emilia-Romagna, dove la contestazione ebbe terreno fertile e davanti ad una giuria popolare formata in parte […]

NELLA TANA del lupo. Compito impossibile, quello di Giampiero Mughini e del sottoscritto, chiamati a svolgere il ruolo di pubblici ministeri nel “processo” istruito quest’anno al‘68, nel tradizionale appuntamento di San Lorenzo, a San Mauro Pascoli. In una regione, l’Emilia-Romagna, dove la contestazione ebbe terreno fertile e davanti ad una giuria popolare formata in parte da ex-sessantottini che, con rimpianto, hanno rivissuto per una sera la loro gioventù, la sentenza di assoluzione appariva ultra-scontata e i due avvocati difensori, Marco Boato e Marcello Flores, hanno avuto facile gioco a vincere a piene mani: 244 a 73. È vero, e anche il “processo” dell’altra sera l’ha dimostrato, che non si può mai rinnegare il passato. Eppure, la serata nella villa pascoliana, presieduta dall’ex-sindaco GianfrancoMiro Gori, è servita a far riflettere su una stagione di grandi ideali che si è, però, frantumata nei rivoli di un fiume carsico di egualitarismo, libertarismo e irresponsabilità spinti all’eccesso. Lo stesso Boato, pur non rinnegando le speranze e i miti creati dal movimento del ’68, ha dovuto anche ammettere i guasti provocati nella società italiana (e non solo) da quegli anni di lotta. Per non parlare di Mughini, che si è dichiarato un sessantottino tradito. Tanti anche i ricordi per il sottoscritto: in particolare, le occupazioni all’Università di Bologna, dove professori come Giuseppe Alberigo, Achille Ardigò e Nicola Matteucci venivano offesi e sbeffeggiati senza motivo. Ma ho ben presente anche un altro episodio: di ritorno da Oslo, il mio primo viaggio all’estero, appresi in treno che i carri armati sovietici avevano stroncato in un bagno di sangue la primavera di Praga. In una sera di fine estate, mi resi, così, conto che, oltre ai sogni, il ‘68 avrebbe provocato anche tante disillusioni. E nessuna sentenza, in una serata d’agosto di quasi mezzo secolo dopo, potrà restituire i sogni infranti della nostra giovinezza perduta, né rimediare agli errori di una generazione confusa. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net