HO SENTITO, alla radio, il presidente dell’Udinese, Pozzo, che inveiva contro l’arbitro della partita dei bianconeri di domenica con il Milan e ho avuto la conferma di quanto siamo caduti in basso anche nel calcio. Ormai, non mi meraviglio più di nulla: arriviamo al punto di fare giocare a porte chiuse i pulcini, cioè i ragazzini nati nel 2005. È successo dopo le botte del 23 novembre scorso in un baby-incontro alle porte di Lodi. Si sta giocando la partitella tra i pulcini del San Bernardo e quelli del Tribiano. Tutti giocatori in erba e i bambini finiscono per arbitrarsi da soli. Tanto per capirci, quando c’è una palla contesa, fanno bim-bum-bam. Succede, quel giorno, che i pulcini non si mettono d’accordo su chi sia il responsabile di un fallo durante un’azione di gioco. Quelli del Tribiano dicono che la colpa è di un ragazzino del San Bernardo, quelli del San Bernardo attribuiscono la responsabilità ad un piccolo avversario del Tribiano.

Nulla di grave, ma la situazione degenera quando cominciano a discutere anche i genitori delle due fazioni, praticamente gli unici spettatori della partita. A un certo punto, vola un ceffone tra i seniores e il babbo di un campioncino deve incassare un bel diretto dal papà avversario. Morale della favola, la partita viene sospesa. Ora il Comitato di Lodi della Federazione italiana giuoco calcio ha sentenziato: “Dopo i disordini che non hanno consentito il regolare svolgimento e la conclusione dell’incontro, si decreta la disputa a porte chiuse delle partite delle due squadre fino alla data del 30 dicembre 2014”. Mi domando: se anche i pulcini di nove anni cominciano a giocare a porte chiuse, come se fosse uno spettacolo hard, che idee si faranno sul calcio e sullo spirito di De Coubertin?

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