IERI UNA NOTIZIA della cronaca di Milano mi ha particolarmente rattristato: sta per essere archiviata l’inchiesta su alcune morti sospette di pazienti psichiatrici avvenute in un reparto del Niguarda.

PERSONE INVISIBILI, molto problematiche, incapaci, spesso, di provvedere a se stesse o di difendersi, in balia di trattamenti, che, al di là di certi vuoti proclami di cui si fa scudo la psichiatria ufficiale, sembrano dimenticare, in molti casi, ogni umanità. Spiace leggere che è stato impossibile accertare i fatti e che un velo di noncuranza e di abbandono è sceso sulla pratica: capisco che, con storie tristi come queste, non si guadagnino le prime pagine dei giornali, ma l’oblio che ha avvolto la vicenda in questi anni, non è degno di un Paese civile. Soprattutto in una città come Milano che vuole tornare a essere battistrada d’Italia in tutti i sensi e non solo in economia. Non so quale siano state le effettive condizioni di vita di questi infermi con il progredire del male, ma la loro fine pone, comunque, seri interrogativi sullo stato della psichiatria in Italia con tanti malati di mente e le loro famiglie abbandonati ad un destino tragico. Uomini e donne trattati, in certi casi, come morti viventi che, anche da morti, restano di serie B. Mi piacerebbe sapere il parere dell’assessore regionale alla Sanità, MarioMantovani: è giusto tutto questo?

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