I dubbi del Colle

ANCHE il presidente della Repubblica si è convinto: basta con l’austerità, bisogna cambiare marcia. DA QUANTO TEMPO parlavamo, inascoltati, della necessità di imboccare la fase due, quella della crescita? Da almeno due anni, da quando, cioè, il governo Monti, tamponate le falle di una speculazione internazionale che aveva preso di mira l’Italia e il nostro spread, aveva espresso, purtroppo solo a parole, la necessità di dare […]

ANCHE il presidente della Repubblica si è convinto: basta con l’austerità, bisogna cambiare marcia.

DA QUANTO TEMPO parlavamo, inascoltati, della necessità di imboccare la fase due, quella della crescita? Da almeno due anni, da quando, cioè, il governo Monti, tamponate le falle di una speculazione internazionale che aveva preso di mira l’Italia e il nostro spread, aveva espresso, purtroppo solo a parole, la necessità di dare una bella sferzata alla congiuntura negativa. SuperMario non è, però, riuscito a svoltare, deludendo tutte le aspettative che aveva creato. Neppure il giovane Letta è stato poi capace di prendere l’abbrivio giusto: tante speranze deluse prima dall’esecutivo dei tecnici, poi dal governo delle larghe intese. Oggi anche il Quirinale si è accorto che, così, non si può andare avanti: non è mai troppo tardi, verrebbe da dire. È, comunque, importante che anche la più alta carica dello Stato abbia mutato atteggiamento. Ma, a Strasburgo, Napolitano ha ulteriormente preso le distanze da Monti e Letta quando ha affermato che la scelta dei due premier non è affatto stata un suo capriccio. È come se avesse detto: non è colpa solo mia se i due, alla prova dei fatti, sono apparsi inadeguati alla situazione. Inoltre, il Colle, con il discorso sulla crescita economica, pur difendendolo ufficialmente, ha finito per sconfessare, in parte, il presidente del Consiglio. Dando così indirettamente ragione al “numero uno” di Confindustria, Giorgio Squinzi, che, negli ultimi giorni, aveva lanciato pesanti e ripetuti “j’accuse” contro l’inerzia dell’esecutivo, nel tentativo di imprimere un vero scossone alla congiuntura. Non solo: con questo accenno ai capricci, Re Giorgio ha blindato il governo, ma ha ridotto le possibilità di un Letta-bis. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net