Caro Direttore,  lei titola il suo commento alle ormai imminenti nozze tra Alitalia ed Etihad con un pessimista “Cieli tempestosi”. Mi permetta di intravvedere uno squarcio di sereno tra le nuvole. Dicendo che “la nostra compagnia di bandiera ha abdicato per neppure 600 milioni” lei la paragona a re Juan Carlos di Spagna, ma impropriamente. Alitalia non ha abdicato, Alitalia ha trovato un partner internazionale che investe ben 600 milioni in un’alleanza che rilancia la nostra compagnia di bandiera nel mercato globale del trasporto aereo. Per capire il valore dell’investimento basta ricordare che sette mesi fa Air France rinunciò a versare i 75 milioni di euro che le avrebbero consentito di mantenere il 25% del capitale di Alitalia. Ma soprattutto va detto con chiarezza che i 600 milioni di Etihad sono un investimento industriale e non meramente finanziario. Questo vuol dire che c’è un piano di sviluppo per la nostra compagnia di bandiera.

Lei, Direttore, dice che “i debiti resteranno tricolori” perché se ne faranno carico le banche trasformandoli in parte in azioni. Mi sembra anche questa una notizia che ci permette di essere positivi, niente bad company — come qualcuno aveva paventato — con debiti che diventano inesigibili, ma la scommessa ragionevole, a fronte di un piano industriale di sviluppo, di un ritorno agli utili che giustifichi l’attuale indebitamento. Degli esuberi mi permetta di non parlare inseguendo voci e numeri ballerini. Aspettiamo le cifre ufficiali. Dico solo che il fallimento avrebbe avuto cifre certissime in termini di (dis)occupazione: 14.000 dipendenti di Alitalia più l’indotto dei lavoratori del nostro sistema aeroportuale. Con il piano nero su bianco incontreremo i sindacati, che hanno sinora dimostrato grande responsabilità. L’unica vera difesa dell’occupazione è lo sviluppo.
Sull’italianità della compagnia sinceramente non vedo il problema: il 51% dell’azionariato resta in mani italiane, né penso che Etihad avrebbe interesse ad andare oltre il 49% facendo perdere ad Alitalia la qualifica di compagnia aerea europea, con tutto quello che questo comporta.

Infine, Malpensa. Per quanto ne so io il piano prevede una crescita di Malpensa sia nel comparto passeggeri (25 voli intercontinentali alla settimana rispetto agli attuali 11) sia nel cargo. Malpensa è aeroporto strategico per il nostro Paese e il collegamento con l’alta velocità ferroviaria lo renderà ancora più competitivo nel mondo. Lei dice che “Malpensa verrebbe scavalcata da Fiumicino”. Io porrei fine a inutili derby campanilistici. Già oggi Fiumicino ha 37 milioni di passeggeri all’anno e Malpensa poco più di 18 milioni. Negli anni scorsi noi portavamo 35 milioni di passeggeri all’anno negli hub di Parigi e Amsterdam. L’accordo Alitalia-Etihad è una grande opportunità non per questo o quell’aeroporto, ma per tutto il sistema aeroportuale italiano. Questo sto cercando di far comprendere in tutti i settori (aeroporti, porti, ferrovie, logistica) da quando sono ministro delle Infrastrutture: impariamo a fare sistema e tutti ne guadagneranno. Come diceva Nino Bixio: “C’è gloria per tutti”.
Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

LA RISPOSTA
La ringrazio  per la sua puntualità nel cercare di ribattere alle mie osservazioni. Mi auguro, per il bene della nostra compagnia, che siano puntuali anche le sue osservazioni. Ne dubito, ma ne prendo atto volentieri. Lei ricorda Nino Bixio che diceva: “C’è gloria per tutti”. Io le rispondo con Giuseppe Garibaldi che, a Calatafimi, sentenziò: “Qui si fa l’Italia o si muore!”. Speriamo davvero che si faccia il futuro dell’Alitalia e non si officino le sue esequie…

Giancarlo Mazzuca

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