ERA BELLA, Josefa, con le spalle forti e quella smorfia di fatica orgogliosa, mentre combatteva negli ultimi metri, macinando ritmi forsennati, una smagliante tuta incollata addosso. Adesso la Ministra di una breve stagione, con la collanina di perle e un tailleur blu da “sciuretta”, fa un po’ pena e anche rabbia, rinchiusa nella fallimentare, teutonica, certezza di essere al di sopra di ogni giudizio. L’altro giorno, nell’incauta conferenza convocata a Palazzo Chigi, si arrampicava, sgraziata, sui ravvedimenti operosi, suscitando le perplessità di chi sa che si possono, certamente, correggere gli errori commessi in buona fede, ma solo entro l’anno fiscale e che è alquanto improbabile, oggi, sistemare con un semplice versamento delle mancanze di qualche anno fa. Quando manca il fiato e il passo è pesante, un bravo atleta sa che è venuto il momento di fermarsi: la Idem non l’ha capito in tempo e le sue dimissioni, tardive e obbligate, ci lasciano in bocca un sapore amaro. Com’è difficile essere grandi nella vita di tutti i giorni. E la politica, bellezza, non perdona mai niente.