QUANDO, qualche tempo fa, una firma del “Corriere della Sera” scrisse, a proposito dei miei cinque anni alla Camera, che il peggior nemico che avevo avuto in redazione, era più amico del miglior amico che ho avuto in Parlamento, aveva perfettamente ragione. Si è solamente dimenticato di aggiungere che i veri nemici, tra i colleghi deputati, sono i tuoi compagni, proprio quelli del tuo partito.

PARLANDO di fratelli-coltelli mi vengono in mente tanti onorevoli seduti nei banchi accanto al mio (io stavo lassù in alto, vicino alla porta che immetteva alle toilettes) che ti facevano, a fatica, un sorrisino, ma appena giravi lo sguardo, provavano a pugnalarti alle spalle. Per essere precisi, non è, in verità, che il clima nelle redazioni sia sempre rose e fiori, ma sembra tutto più idilliaco rispetto a quanto succede a Montecitorio.
Non mi meraviglio, quindi, più di tanto ad assistere ai divorzi politici di questi giorni: la rottura Berlusconi-Alfano, la divisione Monti-Casini e le liti continue all’interno del Pd dimostrano che i veri avversari, in Parlamento, sono i tuoi compagni di cordata. Basti ricordare cosa successe al Psi di nenniana memoria che si divise in tante costole, dal Psdi a quel Psiup che, quando si pronunciava, pareva una saponetta che ti scivolava di mano.
Quelli che ti possono fare ombra, magari soffiarti uno scranno parlamentare o un incarico ambito, sono proprio i tuoi sodali, non certo quelli dell’altro emiciclo. Prova ne sia che, quando ho deciso di non ricandidarmi, molti colleghi si sono sfregati le mani, mentre ho ricevuto tante pacche sulle spalle da “quelli dell’altra parte”. Nessuno dei miei, tranne qualche eccezione, mi ha salutato al momento del congedo: l’hanno fatto, invece, molti “nemici”. Questa è la politica, bellezza…
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